Milano, la città sfida il sindaco Pisapia: "Puliamo noi il Leoncavallo"
Se non trova il coraggio il Comune di cancellare i murales dei «kompagni», ci pensano commercianti e cittadini. Il prossimo 15 giugno l' Asscomm Porta Venezia porta la sfida della legalità fino all' ingresso del Leoncavallo, il centro sociale che dal 1975 occupa stabili milanesi e che dal 1994 ha piantato le tende in via Watteau, nei locali di un' ex cartiera. La giunta arancione nell' ultimo mese, con «Nessuno tocchi Milano» e «Bella Milano», è andata in fregola con i clean-up, le giornate di pulizia dei graffiti orchestrate con i comitati civici. Nella mappa della città in dotazione ai piani alti di Palazzo Marino, però, ci deve essere qualche buco, dal momento che nelle zone interessate dagli interventi delle truppe anti-degrado non sono mai comprese quelle dei centri sociali. «Allora a cancellare i loro graffiti saremo noi. La nostra è un' operazione di equità e di giustizia - spiega Luca Longo, presidente dell' Asscomm Porta Venezia -. Non è possibile abbandonare alcuni quartieri a se stessi, mentre ci si impegna a rivalutarne altri. Sono 40 anni che il Leoncavallo fa quello che vuole. Ci aspettiamo risposte dalle istituzioni». L' appuntamento, si diceva, è per il 15 giugno, lo stesso giorno in cui scade l' ultima delle tante proroghe allo sfratto per gli occupanti del Leonka. I commercianti di Porta Venezia non saranno soli: con loro sono pronti a dare il proprio contributo altre sigle dell' associazionismo e semplici cittadini oltre da via Watteau, Ortica, San Siro e dagli altri quartieri caldi di Milano. Per i promotori il clean-up del centro sociale ha più valori, non solo simbolici: è una provocazione agli antagonisti, una chiamata alla responsabilità per la giunta Pisapia, ma anche un segnale alle forze d' opposizione, che si devono far carico della soluzione del problema. È finita sotto traccia, intanto, la delibera che Palazzo Marino ha preparato per legalizzare la posizione del Leoncavallo. Il 30 aprile era l' ultima data utile perché andasse in porto la permuta tra il Comune e l' immobiliare L' Orologio della famiglia Cabassi, proprietaria dell' ex cartiera di via Watteau. Il termine è scaduto, con relative dimissioni da capogruppo del consigliere Sel Mirko Mazzali e polemiche interne alla maggioranza, ma questo non vuol dire che l' operazione sia sfumata. Potrebbe essere rivitalizzata da un nuovo accordo con i Cabassi. Gli occupanti, d' altronde, ragionano in grande e non danno l' impressione di sentirsi a un passo dallo sfratto. Hanno addirittura pubblicato un «masterplan» di lavori di ammodernamento per sfruttare al meglio le opportunità del semestre Expo. Ma davvero la giunta quando pianifica i clean-up ha un occhio di riguardo per i centri sociali? Giura di no Andrea Fanzago, consigliere del Partito Democratico: «Non c' è una scelta a priori, né territoriale né politica - dice -, nella definizione degli interventi. Bisognerebbe soltanto avere un interlocutore capace di mobilitare i residenti. Se all' amministrazione arrivasse il chiaro impulso di un comitato civico nell' area dei centri sociali, lo raccoglierebbe di sicuro. Finora non è successo». E annuncia: «se ci sarà la giornata di pulizia al Leonka potrei partecipare». Critici con l' operazione-immagine della giunta che risparmia sempre i centri sociali sono gli esponenti dell' opposizione. «Per la giunta queste giornate sono uno spot elettorale - sostiene Matteo Forte del Polo dei Milanesi - utile a cavalcare il sentimento civico scaturito dai fatti del primo maggio. Se volessero, un comitato di quartiere a Greco lo mobiliterebbero loro». Ancora più drastico è Fabrizio De Pasquale, FI: «Pisapia ha più volte dimostrato di non volersi fare nemici a sinistra. Non va mai contro i centri sociali. Questa dei graffiti è solo l' ultima dimostrazione: prima lo ha fatto con le case popolari». È impietoso il confronto col passato secondo Riccardo De Corato, FdI: «Noi non solo stanziavamo 20 milioni di euro all' anno per la pulizia della città, ma durante i cortei impiegavamo il nucleo Decoro Urbano per incastrare i writer. Pisapia non fa nulla di ciò». Roberto Procaccini