Emergenza profughi, Porta Venezia in rivolta. Ma la sinistra prende tempo
Una super-commissione che coinvolga gli assessorati alla Sicurezza, alle Politiche sociali e al Commercio per aiutare Porta Venezia, il quartiere di Milano dove profughi e migranti bivaccano per strada senza un reale controllo. E la promessa di arrivarci con un ordine del giorno già abbozzato per «impegnare la giunta a portare questo tema sul tavolo del prefetto e del questore», chiedendo anche di istituire un presidio fisso nella zona. È la proposta formalizzata ieri mattina da Gabriele Ghezzi (Pd) dopo il sopralluogo che Palazzo Marino ha organizzato tra via Lazzaro Palazzi, via Tadino e via Panfilo Castaldi, nel cuore della comunità eritrea milanese, a due passi dai giardini Montanelli. L'ispezione era stata voluta dall'azzurro Alan Rizzi, presenti - tra gli altri - l'ex vicesindaco di Milano Riccardo De Corato (Fdi) e la consigliera dem Rosaria Iardino. Anche se mancavano i rappresentanti del Comitato italo-africano di Liberazione di Porta Venezia («Non siamo stati invitati», hanno fatto sapere in mattinata), cittadini e abitanti hanno seguito i consiglieri nel quadrilatero del Lazzaretto per segnalare i tanti disagi e problemi che da mesi sono costretti a subire. Come la signora Luisa, una cinquantina d'anni e una casa proprio in via Palazzi: «Non ce la faccio più, qui oramai è impossibile vivere. La sera ci sono risse una dietro l'altra, di giorno è pieno di bivacchi, di notte si menano. Io non ho niente contro i profughi, hanno diritto anche loro di avere un centro che li assista durante il giorno: ma il Comune deve capire che qui non ci sono solo i profughi, ci sono anche gli italiani. E quelli che sono rimasti non stanno in pace, si sentono in pericolo». «Ce ne saranno 150 al giorno che dormono per strada e campeggiano alla meno peggio. È sempre così: oramai la situazione è ingestibile», le ha fatto eco un signore distinto, cappello e ombrello al bracco. Ma chi davvero non le ha mandate a dire è stata la signora Rita: lei, 70 anni e battagliera, ha un piccolo negozio in Panfilo Castaldi, si muove grazie a due stampelle e di migranti e profughi non ne vuol più sentir parlare. «Praticamente io lavoro per la gente che ruba: mi riferisco agli zingari furbetti che in un attimo ti tirano su le cose e scappano via. Poi devo pagare una persona perché mi pulisca fuori dal negozio visto che io non ce la faccio e il degrado è all'ordine del giorno. Così non si può continuare». «Ogni tanto qui passano delle gazzelle o delle volanti ordinarie della polizia e basta. Non è sufficiente. La necessità di un presidio fisso, invece, è reale per chi vive qui: serve perché gli uomini in divisa fanno allontanare questa situazione di degrado», ha commentato il consigliere Riccardo De Corato: «Noi avevamo messo una macchina dei vigili che girava esclusivamente solo tra queste quattro strade e già quello era un primo deterrente, purtroppo non è stato fatto più nulla da allora». Infatti. Basta camminare per quel fazzoletto di strade in pieno centro città per farsi un'idea. L'Osteria della Luna Piena in via Palazzi, ad esempio, ieri mattina aveva le serrande abbassate. Fuori un cartello più che mai eloquente: «Chiuso a pranzo causa degrado: aiutateci a non chiudere anche a cena». Già. di CLAUDIA OSMETTI