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Il rimpasto al Pirellone promuove la Aprea. Consiglieri azzurri in rivolta

Nicoletta Orlandi Posti
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È bufera in Forza Italia sulla vicepresidenza della Regione. L'esito del vertice di ieri ad Arcore fra Maroni e Berlusconi non è piaciuto a nessuno. Causa del malumore generale, la gestione, da parte della coordinatrice regionale Mariastella Gelmini, della trattativa sulla vicepresidenza: la favorita Valentina Aprea non piace al gruppo e diventa un caso politico. L'ipotesi, data per certa martedì, dell'assessora azzurra all'Istruzione e Lavoro gradita a Maroni in quanto «quota rosa» e in ottimi rapporti col Carroccio, come numero due del governatore, ora potrebbe vacillare. La partita infatti sembra essere ancora aperta: l'Aprea non piace ai suoi perché non eletta, esterna al Consiglio. Non ha voti, perché dovrebbe diventare la vice di Maroni? È su questa domanda che, ieri, sì è scatenato il tam tam di telefonate e richieste di riunioni: un mini vertice del gruppo, poi annullato, era previsto per oggi pomeriggio. Il momento per fare il punto ci sarà probabilmente domani mattina poco prima della riunione di giunta in cui Maroni definirà l'assetto definitivo del rimpasto, prima delle comunicazioni ufficiali. Il governatore ieri, all'inaugurazione dello Smau, ha infatti ribadito: «L'ho già detto nei giorni scorsi e lo confermo. Sto definendo i dettagli della composizione della giunta e venerdì annuncerò le novità che ci sono». Che, stando agli ultimi aggiustamenti, dovrebbero essere queste: interim prolungato sulla Sanità, ingresso in giunta per Giulio Gallera e promozione a sottosegretario del consigliere azzurro Fabio Altitonante. Si è parlato anche di un sottosegretariato alla presidenza con delega alla legalità, un'idea dello stesso governatore. Su Valentina Aprea, si diceva, resta ancora un margine di trattativa: qualora agli azzurri non riuscisse la mossa di avere la vicepresidenza per il titolare alla Casa Fabrizio Sala, si tenterebbe allora di assegnare il Lavoro a Gallera. Missione complicata, perché l'Aprea resterebbe senza deleghe. A Gallera, in alternativa, dovrebbero andare alcune deleghe «sociali» (quelle che furono di Maria Cristina Cantù) più qualcosa relativo al reddito di autonomia. Difficile che Gallera si accontenti di deleghe minori come quelle all'Internazionalizzazione e all'Europa che erano di Mantovani. Deleghe «vuote», di rappresentanza che certo non possono controbilanciare il «pigliatutto» della Lega. Quello di venerdì, secondo alcuni azzurri, potrebbe non essere l'assetto definitivo: le trattative sul super assessore alla Sanità e Welfare sono tutt'altro che chiuse. Quella di Maroni, sostiene la fronda di Forza Italia, è una mossa per temporeggiare, finché non si troverà quel «nome di garanzia» (un tecnico gradito a Fi) su cui da settimane, ormai, sta lavorando Mariastella Gelmini. Ed è proprio su di lei che si sta riversando tutto il malcontento del Pirellone: già sotto attacco per le sue dichiarazioni sulla necessità di maggior trasparenza nel partito dopo l'arresto di Mantovani, viene accusata dai suoi di disinteresse nei confronti della partita regionale perché, dicono i maligni, già concentrata sulle Comunali milanesi. In ogni caso, domani si capirà se Forza Italia ne esce solo indebolita o con le ossa completamente rotte. Nel secondo caso, si ipotizza che ci sia qualcuno pronto a prendere il posto di coordinatore regionale (Mandelli in pole). Intanto l'opposizione attacca: «Maroni è alle prese con il terzo rimpasto in meno di tre anni», dichiara il segretario regionale del pd Alessandro Alfieri. «Si deve occupare di poltrone e di non scontentare le diverse componenti della sua maggioranza». di FEDERICA VENNI

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