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Maroni a Renzi: sul post Expo decidiamo noi

Nicoletta Orlandi Posti
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Che l'argomento stia diventando sempre più scottante lo dimostra la durezza con cui ieri il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ha risposto a distanza a Matteo Renzi. Di fronte all'annuncio da parte del premier che il prossimo 10 novembre sarà a Milano «per raccontare cosa faremo e in che tempi» dell'area Expo una volta conclusa la manifestazione, il governatore lombardo ha alzato le barricate. «Va bene tutto, ma che uno venga in casa tua e decida quello che devi fare tu non va bene», ha attaccato Maroni, intervistato da Radio 24. «Ricordo che l'area Expo è di proprietà di una società, Arexpo, i cui soci sono la Regione, il Comune ed altri, non il governo». Partendo da queste premesse «il governo non è che può venire a dirci: “A casa vostra, sul vostro terreno, decido io”. Noi abbiamo chiesto al governo di entrare nella società, di condividere gli oneri e gli onori. Se lo farà ben venga», ha proseguito il governatore. «Altrimenti io ho la responsabilità, anche contabile, di gestire il terreno di cui sono proprietario, non il governo». Una posizione volutamente dura che tradisce anche la preoccupazione del Pirellone di vedersi sfilare il controllo del post Expo. Se da un lato è la stessa Regione a promuovere l'ingresso del governo in Arexpo, caldeggiando l'ipotesi di un'operazione interamente pubblica per la quale i 35 milioni di euro messi sul piatto dall'Esecutivo potrebbero però non bastare, dall'altro c'è il timore che Renzi voglia prendere interamente il controllo delle operazioni, a partire dalla nomina dalla nomina del commissario che guiderà il dopo Expo, relegando ai margini Pirellone e Comune di Milano. Un'eventualità che non sembra preoccupare il sindaco Giuliano Pisapia che, dopo aver preso le distanze da Expo nel corso di tutto il suo mandato, non ha nessuna intenzione di cambiare rotta nei mesi che mancano alle elezioni. Ma che Maroni vede con grande preoccupazione, tanto più ora che ha sposato il progetto del campus universitario nell'area dell'Esposizione universale. Che la tensione sia parecchio alta lo conferma anche l'invito di Maroni a tenere «l'area Expo fuori dai comizi elettorali», indirizzato a Renzi e al possibile candidato sindaco del centrosinistra, Giuseppe Sala. Proprio ieri, in occasione della giornata dedicata all'Albero della vita, il commissario unico ha ribadito la propria posizione per quanto riguarda il futuro del sito: «Qualunque cosa succederà dopo, un mio punto fisso è la collaborazione fra pubblico e privato. Senza privato credo sia molto difficile fare rinascere quest'area». Una posizione sposata dall'assessore regionale al Territorio e Urbanistica, Viviana Beccalossi. «Condivido la necessità di coinvolgere anche i privati per la gestione del sito Expo una volta terminato l'evento, ma sono altrettanto convinta che sia necessaria una “Legge speciale”, che, nel rispetto delle regole e della trasparenza, consenta di attivare procedure snelle e garantire tempi rapidi». Al di là della governance, fondamentali per il futuro dell'area Expo saranno infatti anche i tempi. «Per l'apertura dei cantieri post Expo ci vorranno mesi, se non un paio di anni», ha sottolineato Maroni. Per questo «dovremo essere pronti da maggio o giugno per tenere viva quest'area svuotata dai padiglioni, e noi abbiamo già molte idee per questo Fast post». di DINO BONDAVALLI

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