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Lombardia, i giovani tornano all'agricoltura grazie ai fondi del Pirellone

Fabio Rubini
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L’immagine simbolo della fuga dalle campagne verso la città è quella dell’Artemio, al secolo Renato Pozzetto, che stanco di «caricare letame, trasportare letame e spargere letame. Insomma, una giornata di m...», lascia il paesello e arriva in piazza Duomo a Milano col suo trattore senza targa e senza fanali, per realizzare «interessanti prospettive per il futuro». Quasi quarantanni dopo da quando venne girato Il ragazzo di campagna, la situazione si sta capovolgendo, con i giovani lombardi in fuga dalle città per aprire aziende agricole e riscoprire la bellezza (oltre che la fatica) della via tra i campi. 

A dirlo sono i numeri: le aziende oggi gestite da agricoltori under 35 in Lombardia sono 3.430, che in gran parte hanno scelto di affermarsi con aziende orticole e allevamenti, legati alla multifunzionalità agricola. Anche in questo campo Regione Lombardia ha provato a fare la sua parte. Negli ultimi sette anni dal Pirellone sono stati distribuiti 29 milioni di euro che sono serviti per aiutare 1.141 giovani agricoltori ad avviare la propria azienda o a subentrare in quella di famiglia. L’ultimo di questi bandi è stato aperto lo scorso 17 marzo con una dotazione di 1,5 milioni che ha permesso di raddoppiare i premi a fondo perduto, che passano da 20 a 40mila per chi apre un’azienda agricola in pianura e da 30 a 50mila per chi decide d investire sulla montagna. 

«L’obiettivo è quello di dare all’agricoltura del futuro nuova linfa e idee sempre più innovative – spiega a Libero l’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi –. E i riscontri in questi anni sono stati molto buoni. La cosa importante è che l’agricoltura piace sempre di più ai giovani, come testimonia anche la crescita di adesione agli istituti agrari. Compito della Regione – prosegue Rolfi – è quello di accompagnare queste nuove generazioni». Secondo l’assessore anche la pandemia ha avuto e avrà un ruolo decisivo nel rilancio di un comparto, quello agricolo, che pone la Lombardia al primo posto sia in termini di valore per produzione, con 7,7 miliardi di euro sui 57 complessivi a livello nazionale; sia per valore della trasformazione agroalimentare con 3,6 miliardi sui 31 italiani. «Il Covid rafforzerà la tendenza ad orientarsi verso le campagne – spiega Rolfi – perché ha fatto rivalutare la vita fuori dalle grandi città». A questo proposito l’emblema di questo cambiamento è impersonato «da un giovane imprenditore che, alle porte di Monza, ha deciso di lasciare il suo lavoro in una banca d’affari a Londra per mettere a reddito un terreno del nonno». 

A far volare la campagna c’è anche un nuovo modo di interpretarla: «Agricoltura oggi non è solo produzione – chiude l’assessore regionale -, ma anche un nuovo modo di interpretare questo lavoro che è fatto anche di sistemi di vendita, di accoglienza, di storie da raccontare. Certo, la vita in questo settore resta molto impegnativa, ma il fatto che sempre più giovani vi si dedichi è una buona notizia per tutti». 

Chiudiamo con un po’ di numeri. La provincia che più di ogni altra ha attinto al bando regionale è quella di Bergamo con 241 aziende avviate grazie al bando del Pirellone, seguita da quella di Brescia (229) e Sondrio (170). Le province meno toccate dal provvedimento è quella di Lodi (13) nella “bassa” dove fanno eccezione Pavia (165 aziende avviate) e Mantova (150). Chiude Monza e Brianza con appena 4 aperture.

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