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Milano, anagrafe nel caos: solo 5 sportelli aperti su 15. La Lega contro Beppe Sala: "Decisione scandalosa"

Massimo Costa
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Il lockdown è finito un anno fa, la zona rossa ormai ce la siamo lasciata alle spalle ormai da un mese. Se i dati continueranno a migliorare, anche le attività economiche più penalizzate riapriranno gradualmente nelle prossime settimane. Data questa situazione, è mai possibile che a Milano restino tuttora aperte soltanto 5 sedi anagrafiche su 15? Le code in via Larga - sede dell'anagrafe centrale con il più alto numero di sportelli in città - sono all'ordine del giorno, e in molte zone della città bisogna spostarsi in un altro municipio per avere un certificato. Certo, il Comune punta tutto sulla digitalizzazione: peccato che molte pratiche si possano fare soltanto allo sportello.

Perché gli uffici restano in lockdown? Bene i tavolini all'aperto dove mangiare, benissimo la gratuità per le attività che possono sistemare i coperti sui marciapiedi. Ma servirebbero anche i servizi comunali al cittadino. Oltre a via Larga, sono aperti (su appuntamento) solo le sedi di via Padova, viale Tibaldi, via Legioni Romane e piazzale Accursio. Le altre, sbarrate.

Gianluca Boari, consigliere del Municipio 3 eletto con la Lega, sta conducendo una strenua battaglia per la riapertura di via Sansovino, l'unica anagrafe della circoscrizione: «È scandaloso che una città come Milano abbia così tanti uffici chiusi, con il timore che alcuni di questi come ad esempio quello di Via Sansovino 9 (unico nel Municipio 3) chiudano per sempre come si vocifera. Sarebbe un danno soprattutto per i cittadini più anziani». Non bastano certo 32 tabaccai e una manciata di edicole in tutta la città, che peraltro offrono solo alcuni certificati, a compensare la chiusura di 10 sportelli comunali.

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