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Milano, al posto del parco una montagna di rifiuti: ecco l'area abbandonata per 5 anni da Beppe Sala

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Matteo Legnani
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Via i rom, il nulla. In via Idro, l'area dove nel marzo 2016 (dopo 26 anni) venne sgomberato uno dei campi nomadi "autorizzati" più grandi della città, è una landa desolata. Ed è lecito chiedersi se anche laddove sorgeva fino a lunedì l'insediamento abusivo di via Bonfadini finirà allo stesso modo.

Nonostante la bonifica effettuata da MM, l'area di via Idro dove c'era il campo rom è ancora zeppa di rifiuti e macerie Il precedente di via Idro non lascia ben sperare. In più di cinque anni il Comune non è riuscito a farvi nulla. Ci sono voluti ben quattro anni e mezzo solo per realizzare la bonifica dell'area e la sua messa in sicurezza con una recinzione metallica. Opere che la società partecipata MM ha portato a termine nello scorso dicembre dopo alcuni mesi di via vai di ruspe e camion e una spesa di 505mila euro. Prima, c'erano ancora alcune delle villette dei rom, tonnellate di rifiuti e macerie. I resti di un insediamento in cui vivevano più di 120 persone.

Ma anche oggi l'area, bonificata, lo è solo formalmente. Basta accedere alla zona attraverso uno dei tanti punti in cui la recinzione non è esattamente a prova di intrusi, per trovarsi su un terreno che "trasuda" masserizie di ogni genere: vetri, pezzi di ferro, plastica, mattonelle e piastrelle, persino brandelli di abiti. E in diversi punti ci sono ancora macerie, blocchi di cemento armato, vasche il cui impiego resta un mistero per chi non frequentasse il campo quando era abitato, lamiere arrugginite. Oltre a quattro pallet zeppi di bombole del gas, anch' esse completamente arrugginite.

Sul lato più settentrionale c'è il rudere di una cascina, recintato e messo in sicurezza, anche se alcuni asciugamani e stracci messi ad asciugare al sole lascerebbero intuire che qualcuno in realtà vi abiti, come testimoniano alcuni residenti. Ma il "bello" sta sul retro della cascina: in quella che doveva un tempo essere l'aia giacciono ancora tre enormi cumuli di rifiuti e masserizie. Insomma, prima di realizzarvi qualunque cosa, l'area avrebbe bisogno di ben di più di una semplice spazzata. All'indomani dello sgombero, raccontano le cronache che il piano fosse quello di realizzare una grande area verde.

Un parco che su un lato avrebbe avuto il Naviglio della Martesana e la famosa pista ciclabile che da via Melchiorre Gioia corre per 23 chilometri fino ai comuni della cintura nord-orientale della città: Vimodrone, Cernusco sul Naviglio, Cassina de Pecchi.

La zona è sempre stata molto frequentata da podisti e ciclisti, e lo è ancora oggi. Con le villette sul lato nord del Naviglio, il canale coi suoi ponticelli e il tanto verde è assai pittoresca, non fosse per quella distesa di terra battuta cosparsa di masserizie che era l'ex campo nomadi. Nel luglio 2019, poche settimane dopo il suo insediamento, la giunta guidata da Giuseppe Sala si riunì presso la sede del Municipio 2, a Crescenzago, proprio per discutere le proposte per il rilancio del quartiere Adriano, storicamente uno dei più degradati tra quelli delle periferie milanesi. E tra i punti all'ordine del giorno c'era anche la sistemazione a verde dell'ex campo rom di via Idro, che era stato il predecessore di Sala, Giuliano Pisapia, a far sgomberare.

Nel quartiere si notano oggi aree verdi e complessi residenziali nuovi di zecca, e altri in fase di realizzazione. L'atmosfera è effettivamente quella di una rinascita, dopo gli anni in cui del quartiere Adriano si parlava solo nella cronaca nera. Ma quell'angolo di terreno con la Martesana da un lato e il Lambro dall'altra resta un buco nero al cui futuro il Comune non sembra assolutamente interessato.

Samuele Piscina, presidente (leghista) del Municipio 2, racconta che «fin dal 2016 noi abbiamo chiesto al Comune l'inserimento della riqualificazione dell'area ex-campo rom nel Piano triennale delle opere pubbliche. In particolare, la progettazione di orti e verde attrezzato, avvalendoci del sistema che, da quando i Municipi hanno preso il posto dei Consigli di zona, consente a ogni municipio di chiedere al Comune la realizzazione di un progetto all'anno. Ma, tanto l'assessore Rabaiotti prima, quanto Granelli poi, ci hanno sempre ignorato. Così - prosegue Piscina - stiamo ora battendo un'altra strada. Regione Lombardia sta portando avanti la proposta di inserire la riqualificazione del tratto milanese delle sponde del Lambro tra i progetti finanziati dal Recovery Fund e noi, come Municipio 2, abbiamo proposto che in quel progetto sia inserita la realizzazione di orti e verde nell'area di via Idro».

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