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Metropolitana a Milano, ecco cosa respiri quando arriva il treno: lo studio-choc

Matteo Legnani
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«Ma lo sa che ogni due giorni io devo spolverare tutto, ma proprio tutto? Perché qui arriva su un sacco di roba nera». Chi parla è la giornalaia del mezzanino della stazione Amendola, sulla M1. È una limpidissima giornata di primavera, con il sole e un po' di brezza, insolita a Milano. L'apparecchio di cui siamo dotati, che rileva il Pm 2,5 ossia la componente più sottile del particolato atmosferico (più comunemente noto come "polveri sottili"), in superficie dà un valore di 36 microgrammi di Pm2,5 per metro cubo d'aria. Ma sottoterra, nei tunnel delle linee della metropolitana, tira un'aria un po' diversa. Appena scendiamo, sulla banchina il valore sale a 46, neanche poi tanto. Ma, quando si avverte il flusso d'aria spinto in stazione dal treno in arrivo, si impenna a 94. Il convoglio, transitando, solleva il materiale depositato nel tunnel, fatto per lo più di particolato ferroso prodotto dall'attrito delle ruote con i binari e dall'azione frenante. Tempo 20 secondi e il display dell'apparecchio torna a segnare meno di 50.

 

 

ULTIMA GENERAZIONE
Saliamo sul treno successivo, uno di quelli di ultima generazione e sulla tratta Amendola-Cadorna l'indicatore oscilla tra 46 e 48. Idem sulla M2 tra Cadorna e Centrale, dove cambiamo ancora linea e il tipo di treno è lo stesso. Nella stazione Centrale della "gialla" il rilevatore si impenna a 66 e si mantiene tra 66 e 68 anche sul treno che ci porta a Duomo. Dove, appena scesi, schizza a 122, quasi il doppio. Aspettiamo un paio di minuti, ma il valore non scende, come era invece successo sulla rossa. Resta costante. Spostandosi sulla M1, direzione Sesto, in banchina il valore è 68. Ma schizza a 115 quando arriva il treno che ci porta a San Babila, sul quale invece il display mostra 72. Un minuto e siamo a San Babila. Appena scesi, un treno imbocca la stazione nella direzione opposta e il misuratore «impazzisce» segnando il picco di 132 microgrammi di polveri, per scendere a 117 in una trentina di secondi e a 60 poco dopo. Restiamo in stazione qualche minuto e, quando arriva il convoglio diretto a Rho-Fiera, l'indicatore risale a 82 per poi oscillare tra 62 e 66 nel corso del tragitto che ci riporta ad Amendola.

 

 

Diversamente dal più noto Pm10, che ha una soglia di rischio giornaliera indicata in 50 microgrammi per metro cubo d'aria, il più piccolo (e più pericoloso) Pm2,5 ha una soglia di rischio pari a 25 microgrammi per metro cubo d'aria, definita in base a una media annuale di rilevazioni. Valore che, secondo quanto riportato dal sito di Arpa Lombardia, nel 2020 è stato superato solo nell'area metropolitana di Milano. Dall'Agenzia regionale protezione ambiente fanno sapere che, volendo riportare il dato del Pm2,5 a quello del più noto Pm10, solitamente occorre aumentare i dati del primo di un 30% circa, dato che di norma il Pm2,5 costituisce i due terzi del Pm10. Così facendo, ci si può rendere conto dell'entità della contaminazione dell'aria nella metro. Tema, questo, che è stato sollevato in modalità bipartisan, a Palazzo Marino. Il capogruppo dei Verdi in Consiglio Comunale, Carlo Monguzzi, lo aveva sollevato all'inizio di quest'anno in sede di commissione consigliare congiunta Controllo enti partecipati e Mobilità, dicendo che «noi dobbiamo mettere cento volte l'attenzione che c'è adesso, perché dobbiamo garantire ai passeggeri e ai lavoratori un ambiente di viaggio e di lavoro sicuro».

Ma è il consigliere, ed ex capogruppo, di Fratelli d'Italia, Andrea Mascaretti, ad aver fatto della questione una battaglia contro l'immobilismo dell'amministrazione. «Undici anni fa, il Corriere della Sera riportò dati allarmanti sulle polveri sottili in metrò. È da allora che l'amministrazione sa che l'aria nei tunnel e nelle stazioni è insalubre, ma in tutti questi anni si è sempre rifiutata di far eseguire un monitoraggio periodico che informi i passeggeri dei "rischi" ai quali si espongono scendendo in metropolitana. Cosa ancora più riprovevole», prosegue l'esponente del partito di Giorgia Meloni, «se pensiamo al battage che quella stessa amministrazione, guidata da Pisapia prima e da Sala poi, ha fatto in merito all'ambiente insalubre nel quale i milanesi vivono a causa, a dir delle due giunte di sinistra, delle emissioni delle auto». In due occasioni, durante la preparazione del Piano aria clima, Mascaretti spiega di aver presentato «due ordini del giorno, nei quali sollecito l'esecuzione di misurazioni periodiche e regolari e una puntuale informazione ai passeggeri. Entrambi sono stati approvati, per cui mi auguro che il nuovo assessore alla Mobilità, Arianna Censi, intenda procedere nella direzione indicata da quegli ordini del giorno».

 

 

NESSUN LIMITE
Da Atm precisano, riprendendo le parole con cui lo scorso febbraio il direttore generale dell'azienda dei trasporti, Arrigo Giana, aveva replicato a Monguzzi, che «negli ambiti delle stazioni non esistono dei limiti, delle soglie, perché i limiti e le soglie che normalmente vengono utilizzate e sulle quali ci sono informazioni costanti da parte degli organi preposti sono calcolate e definite sulla base di esposizioni 24 ore su 24 nel momento in cui si vive in un'area». E ricordano anche come «non esistono normative che impongano rilevazioni dell'aria in metropolitana», e che «l'azienda si è mossa autonomamente nell'installare ventilatori e bocche d'aerazione per garantire il ricircolo dell'aria», e che «lavaggi e aspirazioni dei tunnel vengono eseguiti periodicamente».

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