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Natale, cade l'ultimo baluardo: cosa si sono comprati i cinesi

Massimo De Angelis
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Ripeteva spesso ai fedeli clienti che le sue costolette alla milanese, oltre a essere gustose, avevano raggiunto un ulteriore risultato, quello di rappresentare un mezzo di integrazione con i cinesi presenti nel quartiere. Ebbene i rapporti tra il commerciante meneghino e i vicini dagli occhi a mandorla sono rimasti così buoni che ha deciso di vender loro lo storico negozio. Da diverso tempo, ormai, quella che era nata come una collaborazione di lavoro, utile anche per abbattere pregiudizi, è quindi evoluta in una profonda amicizia. Al punto che nel momento in cui l'ormai 80enne Walter Sirtori si è deciso a cedere l'attività, ha pensato che miglior erede di Agie Zhou non potesse esistere. Detto fatto. Ecco allora che la celebre "Macelleria Sirtori" di via Paolo Sarpi cambia proprietà e diventa asiatica.

 

 

 

Aperta nel 1931 dal padre Ambrogio nella periferica via Meda, si era poi spostata nel cuore di Chinatown durante gli anni Cinquanta. In quel periodo ce n'erano almeno una dozzina nella zona tra il Monumentale e corso Sempione, mentre adesso appare solo la sua insegna. E sebbene alla guida non vedremo più un distinto signore italiano, il nome non cambierà. Zhou, titolare della "Ravioleria Sarpi", ha assicurato che la tradizione dell'antico esercizio di carni continuerà con lui, cercando di adattarsi ai tempi. Un futuro in cui si incontrano due Paesi con tradizioni differenti ma con il capoluogo lombardo nel ruolo di punto di contatto.

 

 

 

 

La collaborazione tra gli esercenti è iniziata nel 2015 e ora, per Walter Sirtori, Zhou risulta un successore affidabile. «Non potevo fare scelta migliore, anche perché così posso rimanere a lavorare finché non sono stanco», racconta il macellaio: «Noi siamo la classica famiglia milanese che ha sposato il negozio. Io e mia moglie Silvia viviamo qui dentro, qui è cresciuta nostra figlia e i nostri nipoti. E di là, in ravioleria, è uguale. Lavorano Agie e le sue zie, a pranzo mangiamo tutti insieme, condividiamo spazi e valori». Il nome non cambierà, ma le novità non mancheranno. Sia immediate, come nuove ricette che includono un mix di alghe e marinate orientali, sia progetti a lungo termine. Ad esempio, l'idea di lanciare una gastronomia con cucina e vetrina su strada, dice Zhou, «in modo da poter vendere i prodotti direttamente sul marciapiede». E pensare che l'amicizia era nata dal progetto culinario di preparare ravioli pechinesi con ingredienti nostrani di qualità. L'idea si deve a Hujian Zhou (detto Agie), 39 anni, nato in Cina e residente in Italia da quattro lustri, che dopo una laurea alla Bocconi ha frequentato un Master in Spagna. Tutto si è concretizzato grazie all'incontro con Walter Sirtori. «Cercavo uno spazio per aprire un secondo negozio di abbigliamento. Ero già attivo nella produzione e vendita di capi di cachemire e volevo affittare il locale accanto alla macelleria», racconta Zhou. Ma dal dialogo tra i due nasce una collaborazione inaspettata. «Da tanti anni volevo replicare in Italia i negozietti di street food che ci sono in Cina. Sirtori, oltre a fornire lo spazio, mi ha dato supporto a 360 gradi: dalla scelta dei fornitori all'impostazione del business fino al lavoro quotidiano». A questo punto rimane solo da sperare che nel futuro vengano mantenute le aspettative su questa macelleria che ha fatto storia nel quartiere, magari ampliando le proposte gourmet, senza però rivoluzionare quell'aspetto tradizionale e fiduciario che la famiglia Sirtori era in grado di garantire.

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