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Attilio Fontana, la nuova giunta: tutti i nomi, la "mano" di FdI

Enrico Paoli
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L’appuntamento è per oggi, alle 12, a Palazzo Lombardia. Ma per il governatore della Regione, Attilio Fontana, non sarà un mezzogiorno di fuoco, dovendo solo presentare ufficialmente la sua squadra di giunta, con la quale affrontare il secondo mandato. Duelli e scontri, inevitabili quando le trattative sono serrate (vere e proprie «risse», secondo la lettura dei fatti data dagli esponenti dell’opposizione, scordando le loro faide e coltellate in occasione delle ultime regionali) sono andati in scena nei giorni scorsi, con appendici finali sino a ieri sera, quando si è svolto l’ultimo vertice fra i coordinatori regionali del centrodestra. Lì, nel corso di quegli incontri, qualche sfida c’è stata, un po’ sui nomi e un altro po’ sulle deleghe, se non addirittura su entrambi, dovendo bilanciare pesi e poltrone. Ma tutto ciò rappresenta il sale e il pepe della politica, ingredienti senza i quali la pietanza sarebbe insipida. E oggi il governatore apparecchia la tavola.

Fuor di metafora culinaria, il Fontana bis, salvo sorprese dell’ultimo minuto (anzi, secondo) ha in Fratelli d’Italia l’azionista di maggioranza, con sette assessorati, mentre Lega (cinque assessori), Forza Italia (due) e Lista Fontana (uno) i soci. Entrando nello specifico Fdi porta a casa il Bilancio, che viene affidato a Marco Alparone, al quale dovrebbe toccare anche la vice presidenza, l’Agricoltura, con il mantovano Alessandro Beduschi, la Sicurezza con Romano La Russa, al quale sarebbe stata “scippata” la vice presidenza, poltrona per la quale è stato indicato a lungo (i veti incrociati fra le correnti interne al partito hanno un loro peso, soprattutto in questo tipo di partite), il Turismo con Barbara Mazzali, i Trasporti con Franco Lucente, delega che alla fine dovrebbe essere scorporata dalle Infrastrutture che rimarranno alla Lega, la Casa con Paolo Franco. Quanto alla Cultura, delega sulla quale i partiti avrebbero ballato sino a stamattina, la poltrona dovrebbe andare a Francesca Caruso. In ballo c’è anche l’uscente Lara Magoni, altrimenti destinata ad occupare uno dei posti da sottosegretario.

 

 

 

CONFERME E BIS

Nella Lega, oltre alla conferma di Claudia Terzi, che dovrebbe tenere le Infrastrutture, viaggiano verso il bis anche Guido Guidesi allo Sviluppo Economico, Massimo Sertori alla Montagna ed Elena Lucchini alla Disabilità. Il quintetto dovrebbe essere completato dal comasco Alessandro Fermi, presidente del Consiglio regionale nell’ultima legislatura, per cui sarebbero pronte le deleghe a Università e Ricerca. Due gli assessori di Forza Italia: la bresciana Simona Tironi dovrebbe occuparsi di Lavoro e Formazione (sempre che non venga inglobata anche la Cultura)e il milanese Gianluca Comazzi al Territorio e Parchi. L’ingresso in giunta di quest’ultimo libererà un posto in Consiglio per l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera. In quota alla lista Fontana ci sarà la Sanità, con la conferma di Guido Bertolaso, il «tecnico di tutti», dunque non ascrivibile a questo o quello. L’altro assessore, magari con delega all’Ambiente, potrebbe essere il consigliere Giacomo Cosentino. Ridotte al lumicino, se non addirittura pari a zero, le possibilità che un assessorato venga affidato a Raffale Cattaneo, l’uomo indicato dai Noi Moderati per una rappresentanza in giunta. Più probabile che ai centristi spetti solo un sottosegretario, come camera di compensazione, o ricompensa.

 

COMPENSAZIONI

Perché se la partita per la giunta oggi vive il suo primo atto formale, dopo aver tenuto banco nei vertici romani e milanesi - con i primi vissuti dal centrosinistra come una sorta di commissariamento del centrodestra lombardo, non sapendo più a cosa attaccarsi-, è evidente come le poltrone di seconda fascia, in particolare i 4 posti da sottosegretario, rappresentino una sorta di premio di consolazione per chi non ha ottenuto quel che sperava. A partire dai moderati di Maurizio Lupi. E in questo caso inomi in ballo non sono tanti, avendo sul piatto quello di Cattaneo. Le altre due caselle saranno ripartite fra Lega e Forza Italia. Di sicuro, al momento, c’è solo l’indicazione forte di Federico Romani, esponente di Fdi, perla presidenza del Consiglio regionale. Una posizione, quella dello scranno più alto dell’Aula, tutt’altro che di poco conto. Come lo saranno presidenze di Commissione, dove il bilanciamento fra i partiti, avrà un ruolo importante nella scelta dei nomi.

 

LA POLITICA

Quanto al capitolo squisitamente politico, a fronte di una granitica difesa del «territorio» da parte della Lega, con Matteo Salvini impegnato a tutelare Fontana, ma anche l’esperienza forte degli assessori uscenti, Fratelli d’Italia si è ritrovata a dover fare i conti con le fibrillazioni interne al partito. La mancata vice presidenza a Romano La Russa, a favore di Alparone, è la dimostrazione plastica di quanto sia stato animato il confronto fra i fedelissimi di Ignazio La Russa, fratello di Romano, e quelli della ministra, Daniela Santanché. Forza Italia, con Licia Ronzulli, dovendo fare i conti con il risultato elettorale, si è limitata a capitalizzare quel che gli elettori gli hanno assegnato. Esattamente come ha fatto Fontana con la sua lista, grazie «ad una maggioranza unita e responsabile». Il tema, ora, è quale strada imboccare. La Regione, anche in prospettiva, dovrà ragionare su Milano, anzi sull’area vasta della Città metropolitana, dovendo «trattare» con la riserva indiana della sinistra, guidata da Beppe Sala e pilotata in Consiglio regionale da Pierfrancesco Majorino. L’assalto frontale portato dalla sinistra ad una giunta non ancora nata, parlando di «dipendenza da Roma del centrodestra», dà la misura di quale sarà clima dei prossimi mesi. In pratica ci apprestiamo a vivere una partita nella partita.

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