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Terremoti e alluvioni, con i tubi Innocenti quattro neo designer rivoluzionano il post emergenza

di Susanna Barberini domenica 20 luglio 2025

3' di lettura

Un’idea semplice, ma potentissima. Un progetto che risolve un problema ancora irrisolto dell'accoglienza delle persone colpite da eventi naturali, come terremoti e alluvioni, che può essere messo a disposizione in tempi brevissimi e con pochissimo denaro anche in scenari di guerra dove devono essere allestiti ospedali da campo o strutture per l'accoglienza degli sfollati. Si chiama VIVO e porta la firma di Tommaso Cavalli, Chiara Gorni Silvestrini, Sofia Lipoli e Andrea Lombardi, quattro giovani designer formatisi allo IED di Milano che con questa tesi di laurea hanno conquistato una commissione composta da docenti e professionisti di chiara fama concordi nel ritenere il dispositivo modulare - economico e replicabile - una soluzione concreta all'accoglienza dignitosa di chi si ritrova da un momento all’altro senza casa e senza più una comunità attorno. VIVO, a detta della commissione presieduta da Giacomo Bertolazzi, docente di Product design e coordinatore generale della Scuola di Design IED Milano, non solo è un progetto di interior, ma anche un prodotto di design in senso pieno, capace di affrontare le urgenze sociali del presente con uno sguardo lucido e umano.

“Sentivamo l'urgenza di confrontarci con un problema reale e sociale. In quanto interior designer, la nostra formazione ci spinge a trovare soluzioni che vadano oltre l'estetica dello spazio, mettendo al centro l'esperienza umana. Progettare significa ascoltare i bisogni, osservare i contesti e rispondere con consapevolezza. Volevamo quindi che il nostro progetto avesse un impatto concreto, capace di migliorare davvero la vita delle persone, soprattutto nei momenti più drammatici”, hanno spiegato i neo designer alla commissione -  composta tra gli altri dal relatore Davide Angeli, dalla correlatrice Veronica Ferrari, dall’assistente Maria Luna Ruggeri e dalla coordinatrice della tesi Silvia Roth - sottolineando che quella che stiamo vivendo è un’epoca in cui il cambiamento climatico è una realtà concreta, e in Italia il rischio sismico e le alluvioni rappresentano le emergenze più urgenti. Ma più dei numeri, a muovere i neodesigner è la consapevolezza che i disastri naturali non distruggono solo edifici, ma anche relazioni, abitudini, senso di identità.

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VIVO nasce da un simbolo: il cantiere. Un luogo che evoca una trasformazione, una rinascita, un futuro. La struttura è quella dei ponteggi fatti con i Tubi Innocenti — leggeri, modulari, trasportabili —usati come scheletro architettonico e come segno visibile di un nuovo inizio. Il sistema è pensato per essere montato all'interno delle palestre, edifici standard presenti ovunque, trasformandole rapidamente in spazi abitativi temporanei, ma curati. Su due livelli si articolano le funzioni essenziali: al piano terra, piccoli moduli abitativi protetti per nuclei familiari; al piano superiore, spazi comuni per attività condivise, pensati per restituire un senso di normalità, socialità e sostegno reciproco. “Non vogliamo offrire solo un riparo temporaneo", puntualizzano i neolaureati. "Vogliamo costruire un luogo che aiuti le persone a rimettere in moto la vita".

Lontano dalle soluzioni provvisorie prive di umanità, VIVO è pensato con cura per ciò che accade nelle 48ore successive all'evento traumatico e che si modifica con il passare dei giorni per rispondere a esigenze differenti e nuove di chi sa vivendo la tragedia. Il progetto trae ispirazione dall’Agenda 2030, in particolare dall’obiettivo “Città e comunità sostenibili”, declinato in chiave relazionale, emozionale, concreta. “VIVO non è un progetto. È un abbraccio”, sintetizzano i quattro designer. E l’abbraccio si concretizza in gesti quotidiani — un caffè, una partita a carte, il gioco di un bambino — capaci di ricucire il tessuto spezzato di una comunità.

La commissione giudicatrice ha espresso un apprezzamento unanime, sottolineando il valore “rivoluzionario” del progetto, in grado di coniugare estetica, funzionalità e impatto sociale. “VIVO è da Fuori Salone”, è stato il commento condiviso, a ribadire la forza concettuale e formale dell’opera. Con un sistema replicabile, economico e altamente adattabile, VIVO rappresenta oggi una risposta concreta e urgente che potrebbe essere adottata da enti pubblici, Protezione Civile e organismi internazionali, nei più diversi contesti di emergenza abitativa. 

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