Un’idea semplice, ma potentissima. Un progetto che risolve un problema ancora irrisolto dell'accoglienza delle persone colpite da eventi naturali, come terremoti e alluvioni, che può essere messo a disposizione in tempi brevissimi e con pochissimo denaro anche in scenari di guerra dove devono essere allestiti ospedali da campo o strutture per l'accoglienza degli sfollati. Si chiama VIVO e porta la firma di Tommaso Cavalli, Chiara Gorni Silvestrini, Sofia Lipoli e Andrea Lombardi, quattro giovani designer formatisi allo IED di Milano che con questa tesi di laurea hanno conquistato una commissione composta da docenti e professionisti di chiara fama concordi nel ritenere il dispositivo modulare - economico e replicabile - una soluzione concreta all'accoglienza dignitosa di chi si ritrova da un momento all’altro senza casa e senza più una comunità attorno. VIVO, a detta della commissione presieduta da Giacomo Bertolazzi, docente di Product design e coordinatore generale della Scuola di Design IED Milano, non solo è un progetto di interior, ma anche un prodotto di design in senso pieno, capace di affrontare le urgenze sociali del presente con uno sguardo lucido e umano.
“Sentivamo l'urgenza di confrontarci con un problema reale e sociale. In quanto interior designer, la nostra formazione ci spinge a trovare soluzioni che vadano oltre l'estetica dello spazio, mettendo al centro l'esperienza umana. Progettare significa ascoltare i bisogni, osservare i contesti e rispondere con consapevolezza. Volevamo quindi che il nostro progetto avesse un impatto concreto, capace di migliorare davvero la vita delle persone, soprattutto nei momenti più drammatici”, hanno spiegato i neo designer alla commissione - composta tra gli altri dal relatore Davide Angeli, dalla correlatrice Veronica Ferrari, dall’assistente Maria Luna Ruggeri e dalla coordinatrice della tesi Silvia Roth - sottolineando che quella che stiamo vivendo è un’epoca in cui il cambiamento climatico è una realtà concreta, e in Italia il rischio sismico e le alluvioni rappresentano le emergenze più urgenti. Ma più dei numeri, a muovere i neodesigner è la consapevolezza che i disastri naturali non distruggono solo edifici, ma anche relazioni, abitudini, senso di identità.
VIVO nasce da un simbolo: il cantiere. Un luogo che evoca una trasformazione, una rinascita, un futuro. La struttura è quella dei ponteggi fatti con i Tubi Innocenti — leggeri, modulari, trasportabili —usati come scheletro architettonico e come segno visibile di un nuovo inizio. Il sistema è pensato per essere montato all'interno delle palestre, edifici standard presenti ovunque, trasformandole rapidamente in spazi abitativi temporanei, ma curati. Su due livelli si articolano le funzioni essenziali: al piano terra, piccoli moduli abitativi protetti per nuclei familiari; al piano superiore, spazi comuni per attività condivise, pensati per restituire un senso di normalità, socialità e sostegno reciproco. “Non vogliamo offrire solo un riparo temporaneo", puntualizzano i neolaureati. "Vogliamo costruire un luogo che aiuti le persone a rimettere in moto la vita".
Lontano dalle soluzioni provvisorie prive di umanità, VIVO è pensato con cura per ciò che accade nelle 48ore successive all'evento traumatico e che si modifica con il passare dei giorni per rispondere a esigenze differenti e nuove di chi sa vivendo la tragedia. Il progetto trae ispirazione dall’Agenda 2030, in particolare dall’obiettivo “Città e comunità sostenibili”, declinato in chiave relazionale, emozionale, concreta. “VIVO non è un progetto. È un abbraccio”, sintetizzano i quattro designer. E l’abbraccio si concretizza in gesti quotidiani — un caffè, una partita a carte, il gioco di un bambino — capaci di ricucire il tessuto spezzato di una comunità.
La commissione giudicatrice ha espresso un apprezzamento unanime, sottolineando il valore “rivoluzionario” del progetto, in grado di coniugare estetica, funzionalità e impatto sociale. “VIVO è da Fuori Salone”, è stato il commento condiviso, a ribadire la forza concettuale e formale dell’opera. Con un sistema replicabile, economico e altamente adattabile, VIVO rappresenta oggi una risposta concreta e urgente che potrebbe essere adottata da enti pubblici, Protezione Civile e organismi internazionali, nei più diversi contesti di emergenza abitativa.