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La brutta fine di Milano in mano ai maranza

Armati di lame, i giovani immigrati terrorizzano la metropoli in branco: in tre anni i tentati omicidi sono triplicati. E ogni giorno ci sono 10 rapine
di Pietro Senaldi sabato 1 novembre 2025

4' di lettura

«Gettami giù la giacca e il coltello, che voglio vendicare mio fratello... La via è tutta sassi, l’ho fatta l’altra sera a pugni e schiaffi», cantava negli anni Settanta il milanesissimo Nanni Svampa, nato a Porta Venezia, che allora era un salotto e adesso è un quartiere per super ricchi se vai avanti a destra, percorrendo corso Buenos Aires, ma un mezzo suk se giri a sinistra, verso la Stazione Centrale. Il coltello è tornato di casa in centro. Non è più l’arma con cui la mala regolava i conti ma è quella con cui i maranza rapinano i coetanei figli della borghesia.

Maranza è una crasi tra marocchini e zanza, parola che in gergo locale significa imbroglione e ladro. Sono diventati una nuova categoria sociale e sono di due tipi. Ci sono gli immigrati di seconda generazione, che hanno colonizzato le zone intorno alle case popolari di piazzale Selinunte, verso lo stadio San Siro, come il Corvetto di Rami e Fares o la Barona, un tempo regno della ’ndrangheta. Periferia. La loro carriera inizia presto, già alle scuole medie, nei lunghi pomeriggi a zonzo, sempre in branco. Possono ricordare le gang giovanili della New York anni Settanta raccontate da “I guerrieri della notte”, film generazionale cult, ma con una diversità. Le bande non sono in guerra tra loro per il controllo del territorio, quello se lo spartiscono benissimo. La strada è loro e lo straniero è l’italiano che ci cammina, che diventa di volta in volta ragazza da importunare, coetaneo da rapinare, anziano da strattonare. Anche questi ragazzi sono italiani, ma non si sentono tali; non si vogliono integrare e ragionano così: le leggi dello Stato sono per gli italiani, che devono rispettarle, ma noi siamo altro e rispondiamo alle nostre regole, che sono quelle della strada.

Poi ci sono quelli ancora più problematici, ovverosia i minori non accompagnati, che sono cittadini extracomunitari in Italia senza genitori. Formalmente sono in carico a qualche ente sociale, che fa quel che può, cioè poco. Poi, quando compiono diciotto anni, dovrebbero essere rispediti in patria, ma in realtà si perdono alla macchia. Loro sono ancora più allo sbando dei maranza, e inevitabilmente più violenti. Vivono di crimine, con una logica primitiva: siamo vittime di un’ingiustizia cosmica e abbiamo diritto a prenderci in ogni modo quello che vogliamo. A differenza dei maranza, non c’è logica di gruppo o rivendicazione etnica: la sola logica è la sopravvivenza e, se si uniscono, è solo per colpire meglio. L’effetto di questa situazione è fotografato dalla Procura dei Minori di Milano, che più volte ha lanciato l’allarme. In città ci sono una decina di rapine al giorno con l’uso di armi, soprattutto con il coltello, e ne viene denunciato meno del 10%.

In Lombardia, i reati compiuti da minorenni sono aumentati dell’8% negli ultimi tre anni, per un totale di oltre quattromila e seicento. Il dato più allarmante sono i tentati omicidi, addirittura triplicati nello stesso periodo, per un totale di 24 nel 2024. La sera del 26 ottobre scorso, domenica, in cui ci sono state tre mega risse tra giovanissimi con sei accoltellamenti, non è un’eccezione. Il fine settimana è il periodo più pericoloso. La città si svuota dei milanesi e in centro calano anche le gang dell’hinterland, «quelli che vengono giù con le ferrovie», si diceva un tempo. Lo scopo è spennare i turisti e i ragazzini che non hanno seguito i genitori al mare o in montagna per il weekend. Il risultato è che i cittadini sono terrorizzati. I dati del Censis trasmessi l’altra sera da Dritto e Rovescio, il talk di Retequattro condotto da Paolo Del Debbio, hanno rivelato che quattro italiani su dieci ormai hanno rinunciato a uscire la sera per paura di subire violenze.

Il fenomeno delle baby gang riguarda tutta Italia, ma nel capoluogo milanese, e negli altri maggiori centri settentrionali, come Bologna e Torino, la situazione è ormai fuori controllo. Le forze dell’ordine denunciano due problemi: la difficoltà a intervenire, specie quando si tratta di minorenni, perché poi si passano i guai, come nel caso dei carabinieri che hanno inseguito Ramy e Fares, e il sovraffollamento delle carceri minorili, per cui non si riesce in realtà ad assicurare alla giustizia e a disinnescare almeno per un periodo i giovani criminali più pericolosi. L’impunità è il fattore che arma le mani di coltelli. I giovani maranza, come capitato a Torino, dove hanno vandalizzato una macchina dei poliziotti e postato un video, ormai sfidano le forze dell’ordine apertamente. La mancata reazione degli agenti, che cercano più che altro di limitare i danni, viene interpretata come una debolezza dello Stato ma anche ormai un diritto che viene loro riconosciuto a delinquere, ad agire come se la legge non esistesse. E poi c’è il fenomeno più pericoloso: la saldatura in embrione tra la delinquenza dei giovani immigrati con la criminalità politica degli antagonisti di estrema sinistra. Nella lotta allo Stato, e in particolare al governo di destra, tutto va bene per i teppisti dei centri sociali, anche il patto con la faccia violenta dell’islam violento. Milano sta scivolando velocemente in una nuova realtà. La città ha cambiato pelle, ormai è una sorta di islamopoli.

L’altro giorno un giovane immigrato ha fatto il bucato sul sagrato di piazza Duomo. È stato trattato come uno svitato e la polizia municipale lo ha portato in ospedale per un tso. Ma forse quel giovane è più lucido di chi amministra il capoluogo lombardo e predica integrazione senza riuscire a garantirla e tolleranza solo perché è incapace di repressione: ha capito che ormai questa è la sua terra, non più quella dei milanesi. Ci sarebbe bisogno di un Rudolph Giuliani, per uscire da questo modello di Milano come New York anni ’70. Ma se il piano politico è di far soldi con i grattacieli e lasciare i marciapiedi alle classi basse, il futuro sarà sempre più pericoloso anche per chi vorrà semplicemente scendere sotto casa a prendere un caffè quando il sole è tramontato.

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