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Spotify Italia compie un anno: il "salva-musica" che fa arrabbiare i musicisti

In 12 mesi ascoltate 65 milioni di ore di canzoni, in cima alla lista Jovanotti e Fedez. Lo streaming può combattere la pirateria, ma i dubbi restano

Leonardo Filomeno
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Buon compleanno, Spotify. Il "Facebook della musica" festeggia il primo anno di vita in Italia. E sul profilo della piattaforma spunta a sorpresa una playlist collaborativa. Cercatela, si chiama "Il vostro 1° anno di Spotify!". E' una lista di canzoni pronta per essere aggiornata ora dopo ora dagli utenti che utilizzano il servizio. Emozioni e ricordi di un anno in musica. Sicuramente un bel modo per festeggiare insieme una giornata importante. A proposito, ecco qualche numero. Su Spotify, dal 12 febbraio 2013 ad oggi, nel Belpaese sono state ascoltate canzoni per un totale di 65 milioni di ore, il corrispettivo di oltre 7.500 anni, a cui si aggiungono circa 15 milioni di playlist create dagli utenti nostrani. L'artista più ascoltato da noi Jovanotti, seguito a ruota da Fedez. Daft Punk e poi Avicii i più ascoltati a livello internazionale. Venti invece, sono i milioni di titoli disponibili sulla piattaforma, 4 dei quali in naftalina, ossia mai ascoltati. Quanti sono gli utenti italiani di Spotify? Sulla cifra, dalle parti del quartier generale italiano, puntano sul mistero. Si sa però che Spotify ha all'attivo 24 milioni di utenze globali, 6 delle quali abbonate ai servizi offerti. Ovvero download e ascolto pure offline in altissima qualità e senza limiti per chi paga, streaming gratis ma con la pubblicità per chi decide di non pagare. Entrambe le modalità sono attive su ogni tipo di dispositivo a partire dallo scorso dicembre. La bolognese Veronica Diquattro, responsabile del mercato italiano di Spotify, è convinta che la strada intrapresa dal suo gruppo sia quella giusta. E che quindi il modello della musica in streaming dia man forte all'industria, anche per quel che riguarda la pirateria. Il suo ragionamento è supportato dai dati della Fimi, e da quell'aumento del 2% che ha fatto registrare complessivamente l'industria musicale nel 2013 dopo 11 anni di totale immobilità. Il digitale, ha fatto notare in queste ore, è cresciuto del 14%, con un'impennata del 182% dovuta a piattaforme di ascolto in streaming, che rappresentano a loro volta il 18% del digitale. Dalla sua anche l'esempio della Svezia, dove la piattaforma ha preso vita nel 2008 e un colpetto alla pirateria un po' l'ha dato (-25%). Di contro, restano le polemiche di artisti come Thom Yorke dei Radiohead per quel che concerne i guadagni al lumicino derivanti dallo streaming legale. Come dire: nessuna macchina è mai perfetta. L'importante, specie in questo caso, è rendersi conto della portata della sfida. Che è triplice e prende di mira pirati, nostalgici del cd e del download tradizionale. Una vera rivoluzione, da portare avanti assieme ai vari Deezer, Rdio, Google Play Music. Si scrive allegra compagnia ma si legge spietata concorrenza. 

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