Renato Farina: l'appello ai librai per promuovere il saggio di Tito Boeri
L' ultima arma, la vera e propria bomba H della sinistra per far saltare i partiti populisti non solo in Italia ma anche nel resto d' Europa, e forse anche su Marte, è un ordigno nucleare da far esplodere in tutte le librerie d' Italia. Dietro ogni vetrina ci dovrà essere non lo zainetto dell' Isis, ma lui, il libro di Tito Boeri: boom! E il populismo non c' è più. Leggi anche: "Boeri non è che vuole...?". Crosetto, il brutto sospetto: bomba in diretta / Guarda La notizia è sicura. L' ha fornita l' Ansa. Circola un formidabile appello tra i librai, intesi come casamatta di una egemonia culturale da ripristinare. Un S.O.S. perché, dinanzi all' avanzata fatale della «dittatura populista della maggioranza», della «democrazia illiberale» si ribellino, scatenino la resistenza in questi «tempi rischiosi» per ripristinare la libertà, imbottendo la plebaglia dei contenuti magici di un libro davvero democratico. Trattasi del saggio Populismo e stato sociale, come si vede un titolo succulento, ad opera appunto di Tito Boeri. L' autore del cazzuto manifesto è l' editore Laterza, non sappiamo se premuto dall' ideale del cuore o della cassa. Gli strateghi del purgone antipopulista devono aver preso l' idea da Mary Poppins: basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Sono ottimisti. Secondo noi, pur essendo breve, è un mattone che si può mettere all' occhiello per sfoggiarlo al circolo Gramsci, ma digerirlo è impossibile. Il tam tam sta circolando tra le élite, e sta rigenerando battaglioni di ormoni antifascisti dovunque. Una volta si diceva «alle armi, alle armi». Oppure «a noi, a noi». Adesso «a Boeri, a Boeri». Si crede nel potere rivoluzionario del libro. Non più quello rosso di Mao, ma quello arancione del bocconiano. Stiamo progredendo: Tito non è più il dittatore jugoslavo a cui consegnare Trieste e il Friuli come voleva Togliatti, ma il noto pulzello di una famiglia milanese à la page cui consegnare l' Italia intera, oibò. È proprio così: la casa editrice Laterza, meritoria per aver pubblicato le opere di Benedetto Croce, genio della filosofia liberale, ora ritiene di rinnovare gli antichi fasti lanciando nei cieli della cultura i pensamenti addirittura del noto Tito Boeri, il bocconiano introdotto alla presidenza dell' Inps da Matteo Renzi, una scelta per lui più sciagurata dei referendum. Non è colpa di Boeri, usato forse a sua insaputa. Di certo la Laterza non gli rende un buon servizio eleggendolo a feldmaresciallo della «battaglia culturale» contro le forze che danno vita all' attuale governo. In questo modo infatti ci troviamo davanti a un esecutivo dove il ministero del Lavoro si ritrova ad aver per contropotere un' istituzione che è lo strumento essenziale per realizzare il contratto giallo-verde in uno dei suoi capitoli decisivi: quello delle pensioni. UN MINISTRO MANCATO - Non siamo entusiasti dell' accordo tra M5S e Lega, e riteniamo utopistico quello che c' è scritto sulla cancellazione della legge Fornero. Non è però neanche tanto giusto, per chi ha vinto le elezioni e ottenuto la fiducia delle Camere, doversi sorbire come collaboratore inamovibile il teorico della abrogazione non della Fornero ma dei partiti populisti di cui dovrebbe attuare i programmi. Ed è - diciamolo - il colmo, anche in un altro senso. Infatti proprio Tito Boeri era indicato come probabile ministro del Lavoro nel caso di vittoria del Movimento Cinque Stelle. Il virgulto dell' antifascismo milanese era stato il primo a invocare il taglio radicale dei vitalizi ai parlamentari, ottenendo plauso, considerazione e la convocazione di Fico per dare forza al suo progetto per spennare gli onorevoli morituri. Non solo. Il partigiano titino, dal suo pulpito Inps, dove era stato piazzato dal Pd, era stato un pioniere del grillismo pensionistico. Aveva prefigurato una potatura a raso degli assegni di quiescenza: non sopra i 4mila euro netti come vorrebbe l' attuale ministro e suo superiore Luigi Di Maio, bensì quelli sopra i 5mila euro lordi, equivalenti a 2500-3000 euro netti. Per poi spargere il frutto della rapina dei ceti medi su chi non ha mai lavorato o non ha versato i contributi. Insomma, aveva posto le basi della famosa pensione di cittadinanza. Abbiamo letto il libro, a suo tempo. È stato publicato infatti a fine 2017. Prima dunque del 4 marzo, non era dunque, né poteva essere, un pamphlet contro Giuseppe Conte e i suoi vice. Il rilancio del volumetto è opera dell' editore, per sfruttare il pathos e mangiare il paté. La penna di Boeri è brillante nella introduzione. Poi si spegne, si attorciglia. Sostiene che colpa della crescita del populismo è la disuguaglianza sociale, lo spavento per la globalizzazione e il progresso tecnologico che toglie posti di lavoro. Acqua calda, fin qui. Sostiene che bisogna distribuire di più, aprire i confini, assegnare a ciascun immigrato la «portabilità dei diritti sociali». Qui ci togliamo il cappello davanti al nuovo Cartesio. Insomma prefigura un' anagrafe pensionistica universale. I populisti sbagliano perché bloccano l' immigrazione e i confini, così impoveriranno tutti. ACQUA CALDA - Tesi sentite mille volte. Perché mai la vecchietta chiusa in casa, per paura che le scippino il bilocale, dovrebbe convertirsi e dare ragione a Boeri e alla Laterza? Dovrebbe secondo loro votare Pd o Leu, e intanto aprire i confini del suo appartamento. Diteglielo di persona, e vediamo dove vi manda. Ma Boeri, ovvio, ha il diritto di scrivere quel che vuole. Sono quelli che pretendono di imporcelo con imperativi apocalittici ai librai che dimostrano la loro vecchiezza mentale, espressione razzista del suprematismo culturale per cui siamo alla nutrizione forzata del popolo bue. Gli editori - come leggerete altrove in questa pagina - si profondono in astuti consigli. Bisogna essere abili e subliminali. Si tratta di vaccinare l' ignorante salviniano o grillino senza che se ne accorga. Se proprio non si riesce con le buone, sono consigliate varie furbizie, purché alla fine la pappa progressista gli saturi la sinderesi. Non è scritto, ma è sottinteso: bisogna fare come i fascisti con l' olio di ricino o ancor oggi gli allevatori francesi con le oche produttrici di fegato grasso; tenergli le spalle o le ali, e usare l' imbuto. Ma a scoppiare saranno loro. di Renato Farina