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Vittorio Feltri e i militari feriti, lo sfogo: "Se ne fott*** della democrazia, si ammazzino tra loro"

Cristina Agostini
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In Iraq è successo un fatto grave: in un attentato cinque militari italiani sono stati feriti, tre dei quali gravemente, e ci auguriamo che se la cavino. L' incidente in sé non stupisce, visto che in quel Paese barbarico non si fa altro che sparare da anni contro chi si illude di portarvi la civilizzazione senza alcuna speranza di riuscita.  L' unico commento sensato che si può pronunciare davanti a un simile evento è il seguente: per quale motivo continuiamo a mandare i nostri soldati nelle zone calde del Medioriente, quando è noto a tutti che da quelle orrende parti non c' è verso di introdurre un minimo di normalità? Nel deserto non esiste maniera di far capire ai cammellieri che non è il caso di dichiarare la guerra a chiunque non consideri quella del Corano una legge imprescindibile. Leggi anche: "Colpiti i crociati italiani". L'orrore è firmato dall'Isis: rivendicano l'attacco ai militari Siamo arrivati al punto di rimpiangere Saddam Hussein, il quale in confronto ai suoi successori era una personcina perbene, mite e generosa. Allorché gli americani decisero di esportare la democrazia in Iraq, a noi venne da ridere, convinti che si sarebbe trattato di una vaccata senza precedenti. E in effetti così è stato. Le stragi sono proseguite a ritmo ognor crescente, e della democrazia di seme occidentale non si è vista neanche l' ombra. Tuttavia, gli statunitensi non sono riusciti a demordere e hanno insistito nel voler "pastorizzare" gli iracheni trasformandoli da tagliagole in bravi ragazzi. Figuriamoci, fallimento totale, come si evince anche dall' ultimo episodio di sangue, in cui sono rimasti vittime cinque nostri giovani in armi. I quali auspichiamo salvino la pelle che hanno messo a rischio al fine di obbedire a un governo, quello che abbiamo e avevamo, che agisce senza coscienza piegandosi ai diktat internazionali accettati a occhi e a cervello chiusi. Lo stesso discorso vale a proposito dell' Afghanistan, dove la presenza dell' esercito italiano è ancora inutilmente massiccia. E questo se ne sta là a subire ogni sorta di angherie, spesso qualche eroe viene ucciso, e nessuno dei ministri di Roma che dica basta agli eccidi e si decida a far rientrare in patria i figli della nostra povera gente arruolatisi allo scopo di sconfiggere la fame. Gli afgani se ne fottono della democrazia quanto gli iracheni, se non fosse così dopo un ventennio i talebani sarebbero stati sconfitti, viceversa vincono e noi crepiamo come cretini. Smettiamola di andare in giro per il mondo a santificare i diavoli, e lasciamo che si ammazzino tra loro. Che ci importa? di Vittorio Feltri

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