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Vittorio Feltri, l'Ilva, l'incapace Di Maio e i fessacchiotti al governo: "Se ascoltate Gad Lerner..."

di Giulio Bucchi domenica 10 novembre 2019

2' di lettura

Le acciaierie, checché ne dicano gli ecologisti dilettanti italiani, non sono forni crematori in cui muoiono operai e persone che abitano nei dintorni delle fabbriche. Mezzo mondo evoluto vanta opifici in cui il ferro viene lavorato e messo a disposizione del mercato che non può fare a meno del prezioso metallo allo scopo di soddisfare le esigenze della società. Stando ai fessacchiotti che ci amministrano invece l' Ilva di Taranto sarebbe una specie di mattatoio, cosicché anni orsono le fu impedito di continuare l' attività. Intervenne la magistratura che, a occhi chiusi, decretò la colpevolezza dei signori Riva, proprietari dello stabilimento, accusandoli di strage. Secondo il potere giudiziario l' azienda diffondeva con le proprie lavorazioni scorie tali da uccidere dipendenti e abitanti della città. E gli fu vietato di continuare la produzione. I Riva furono arrestati quali assassini, peggio, stragisti, e da quel momento iniziarono guai seri. In pratica fu inferto un colpo mortale alla economia pugliese, che in gran parte si reggeva sul fatturato mostruoso dell' acciaieria, la seconda d' Europa per importanza. Siamo in tal guisa riusciti a eliminare una fonte inesauribile di reddito che si irradiava su una intera comunità. Da tempo ormai i tarantini sono stati privati di sostentamento. Ciò che è più grave è il fatto che i cittadini si sono persuasi che la ditta in questione sia davvero uno strumento micidiale di morte. E non è così. La percentuale di ammalati di cancro nella zona non è affatto superiore a quella delle province limitrofe. Dal che si evince che l' Ilva non è affatto esiziale, benché non si possa negare che su quasi 20 mila dipendenti (compreso l' indotto) taluni di essi siano periti di cancro, malattia che colpisce di brutto pure gli abitanti del Trentino dove ci sono più mucche e capre che esseri umani. Oggi il problema è che quell' incapace di Di Maio, dopo aver proclamato di aver salvato la fabbrica, affidandola agli indiani, adesso si trova col rifiuto degli stessi di gestire il colosso perché il governo non garantisce loro la possibilità di non incorrere nei rigori di leggi cretine che regolano il settore. Al presente, Taranto e il Paese si trovano di fronte al rischio di perdere ogni opportunità di occupare migliaia di persone, destinate a morire tutte di fame anziché solo alcune di esse per tumore. Capirai che successo. Nonostante ciò Gad Lerner, giornalista di Repubblica, insiste nel dire che la fabbrica va eliminata giacché è una minaccia per la vita. Non si rende conto, povero ragazzo, che la minaccia peggiore per i tarantini è il sospetto che l' esecutivo dia ragione a lui. di Vittorio Feltri

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