Crocetta

Il piddino gaycontro i suoi: "Più omofobidei cattolici dell'Udc"

Matteo Legnani

di Gianluca Roselli Dunque, la notizia è questa. Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela ed europarlamentare del Pd, si è candidato alle prossime elezioni regionali. Omosessuale dichiarato, ha incassato prima l’appoggio dell’Udc, giovedì, e poi quello del suo partito, che è arrivato ieri, con un giorno di ritardo. E Crocetta ha lanciato un’accusa precisa: «C’è più omofobia in alcune parti del Pd che nell’Udc». Per poi aggiungere che «spesso nelle frange integraliste si annidano cripto checche mascherate, anche nel Pd». E ancora: «Pensano davvero che l’Udc sia pronta a mettere al rogo gli omosessuali? Ma siamo fuori dalla grazia di Dio. Nemmeno la Chiesa è stata mai su queste posizioni». Mentre sui matrimoni gay sposa la linea soft affermando che «bisogna dialogare senza creare scontri». Una visione moderata che forse gli è servita per guadagnare il sostegno dei centristi siciliani, guidati dal senatore Gianpiero D’Alia. Secondo l’ex sindaco di Gela, quindi, a sinistra sarebbero più omofobi dei cattolici di Casini.  Gay atipico, Crocetta. Il candidato governatore, infatti, ha sempre fatto della sua omosessualità un fatto strettamente privato. Non l’ha mai nascosta, anzi l’ha dichiarata, ma evitando di partecipare alle battaglie per i diritti del mondo omosex. Anche per questo, oltre a non stare particolarmente simpatico agli attivisti gay, le sue parole suonano come un monito severo al partito di Pierluigi Bersani. «Le dichiarazioni di Crocetta mi sembrano volutamente provocatorie. Su questo tema tutte le forze politiche sono arretrate. L’omofobia è sicuramente trasversale, ma dire che nel Pd ce n’è di più rispetto all’Udc mi sembra folle. Io non dimentico che il partito di Casini, con il suo voto contrario, ha fatto saltare due volte il voto sulla legge contro l’omofobia. Prima facciano passare quella legge e poi ne parliamo», sostiene Paola Concia, deputata del Pd in prima linea sulle battaglie dei diritti omosex, che qualche mese fa ha sposato, in Germania, la sua compagna.  La questione, però, a sinistra esiste. Nel Partito comunista, infatti, i gay non erano certo ben visti. Forse anche meno tollerati rispetto alla Democrazia cristiana. E nessuno, nel partito di Berlinguer, ha mai osato dichiararsi pubblicamente. L’outing dei politici, o se preferite il coming out, è roba recente, da seconda repubblica. E anche adesso i casi sono pochi. Qualcuno a sinistra. Praticamente nessuno nel centrodestra. Almeno tra gli attuali parlamentari. Il tema, però, è un altro: se tra i cattolici, nonostante le battaglie anti-gay e in favore della famiglia, in concreto ci sia più tolleranza verso gli omosessuali rispetto ai partiti “liberal” come appunto dovrebbe essere il Pd. «Se devo fare una battuta, tra Pd e Udc su questo tema è una bella lotta. Però devo ammettere che, con l’uscita di Paola Binetti e altri, nel Pd l’area omofoba si è molto ristretta. In più aggiungo che Bersani è il segretario che ha fatto di più in questo campo: schierarsi in favore delle unioni civili è un fatto storico», osserva Aurelio Mancuso, esponente del Pd da sempre sul fronte dei diritti civili, presidente di Equality Italia. «Detto questo», aggiunge, «è vero che nel mio partito a volte si incontra una sorta di omofobia silenziosa che può fare più danni di quella palese. Insomma, per molti, anche a sinistra, l’omosessualità è ancora un tabù. Però, ripeto, la situazione negli ultimi anni è migliorata e sicuramente il partito di Casini è più omofobo di quello di Bersani».  La scelta dei centristi di appoggiare senza indugio Crocetta, però, è da considerarsi sorprendente. Segno che anche il partito di Casini, nonostante debba tenere la posizione e difendere la linea della Chiesa, non è così bigotto come sembra. Una linea che pare sia stata avallata dallo stesso Casini. Il quale in più di un’occasione ha dimostrato di non considerare l’omosessualità un preconcetto nei confronti di una persona. Come conferma anche il caso di Crocetta, che ha incassato l’appoggio centrista prima di quello del suo partito.