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Ecco la provache Fini saquanto ci costa

Matteo Legnani
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  La verità sulle vacanze della scorta di Gianfranco Fini inizia a farsi strada, dopo le parole del ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, che ha solo specificato quel che già era noto, ovvero che le modalità di protezione delle alte cariche dello Stato sono scelte dalla Polizia in questo caso attraverso la direzione dell'ispettorato di pubblica sicurezza di Montecitorio. Si materializza una risposta ufficiale, invece, alla domanda più importante: anche se comunque tutte le spese sono sostenute dai cittadini italiani, a carico di quale istituzione sono le spese di trasferta della scorta di Fini? Prima di ieri, ovvero prima che a Libero rispondesse l'ufficio stampa di Montecitorio, la questione era in dubbio: le paga tutte il bilancio della polizia? Sono pagate anche parzialmente dal bilancio della Camera dei deputati? Non è una domanda banale, perchè da questa risposta diventa evidente chi dice la verità e chi il falso, chi vuole trasparenza e chi preferisce l'omissione. Qualche dubbio c'è sulle versioni finora offerte dopo che Libero ha scoperto la prenotazione per due mesi e mezzo di stanze per la scorta di Fini in un resort di lusso ad Orbetello, per un controvalore di 80 mila euro.  Il presidente della Camera- già solitamente avaro di risposte - questa volta si è limitato ad annunciare una querela assai poco comprensibile. Libero ha raccontato i fatti, e sono semplici: o è vero l'acquisto per due mesi e mezzo di quelle stanze nel resort di Orbetello, o è falso. Se qualche particolare fosse inesatto, basterebbe correggerlo. Se tutto questo fosse stato ignoto a lui stesso - come pare sostenere Fini - basterebbe ringraziare Libero per avere svelato un così grande spreco di soldi degli italiani e mettervi subito riparo. Basta raccontare la verità, e rispondere a domande che sono più che legittime visto che il conto finale è pagato dalla comunità, e una alta carica dello Stato dovrebbe tenere come un tesoro i soldi che escono dalle tasche dei cittadini per pagare le sue spese.  Ora per fare emergere faticosamente quella verità, ci siamo rivolti a chi è in grado di dare risposte: la Camera dei deputati, e il Viminale attraverso la Polizia. La prima domanda l'abbiamo girata all'ufficio stampa di Montecitoro ieri, ottenendo risposta in serata: nel bilancio dell'assemblea di Montecitorio figurano 300 mila euro spesi nel 2011 al capitolo 130 sotto la voce “spese di trasferta del personale di scorta”. Si tratta delle trasferte della scorta di Fini? O di altro personale di scorta? Quale? Bene, l'ufficio stampa della Camera ha risposto chiaramente: al capitolo di spesa in oggetto possono accedere non solo il presidente attuale Gianfranco Fini, ma anche il capo del Copasir Massimo D'Alema, per particolari ragioni di sicurezza gli ex ministri Umberto Bossi e Roberto Maroni, l'ex sottosegretario Alfredo Mantovano, e i due predecessori di Fini Irene Pivetti e Fausto Bertinotti. Questo però, per la comunicazione di Montecitorio, «non modifica per nulla la versione data dalla Presidenza», ovvero che la resposabilità della sicurezza di Fini dipende dal Viminale, e che «si tratta solo di una mera questione contabile». Ma qui casca l'asino, perché da queste parole c'è la conferma - seppur indiretta - che le spese di trasferimento della scorta del presidente sono effettivamente a carico della Camera, pescando da quel bacino di 300mila euro messi a disposizione nel 2011 (capitolo che, a ben vedere, nel bilancio consuntivo è lievitato poi a 343mila euro). E dunque sarebbe parossistico pensare che il presidente di un organismo non sia a conoscenza della destinazione delle risorse di cui il medesimo organismo si dota con la propria legge di bilancio. Poi c'è la seconda serie di domande rivolta ancora alla presidenza della Camera: l'abitudine della scorta di Fini di prenotare un albergo da una data all'altra indipendentemente dagli spostamenti dello scortato, è mai stata comunicata alla segreteria del presidente stesso? Se non era a conoscenza della presidenza della Camera come sembra sostenersi, su che base informativa l'ispettorato di polizia di Montecitorio ha scelto di fissare le camere nell'albergo di Orbetello per quel periodo? E se il presidente Fini avesse scelto quest'anno altre vacanze, cosa sarebbe accaduto? C'è un albergo prenotato e pagato per la sua scorta in ogni località turistica italiana? Magari anche all'estero?  La terza serie di domande riguarda la par condicio degli scortati: è emerso che non tutte le vacanze dei presidenti della Camera sono state eguali sotto il profilo della sicurezza. Per Fini vengono bloccate le camere per due mesi e mezzo, e anche se lui non va in vacanza una parte della sua scorta soggiorna lì. Per Fausto Bertinotti invece i poliziotti che lo proteggevano si muovevano solo al seguito, occupando stanze di albergo unicamente nel periodo di vacanza effettiva del presidente della Camera. C'è qualche ragione operativa per questa disparità di trattamento? Sono ad esempio protetti da scorta anche i famigliari di Fini, mentre non lo erano quelli di Bertinotti? Oppure è questione di sensibilità personale: Bertinotti (come Fini) conosceva nei dettagli l'organizzazione della sua personale sicurezza e chiese di limitarsi allo stretto necessario per non sprecare soldi pubblici? Basterebbe la risposta a queste domande per avere un pizzico di verità in più. È nostro dovere farle. Liberi tutti di non rispondere, anche se in nessuna parte del mondo questa libertà sarebbe mai concessa a un uomo politico quando utilizza soldi pubblici.  È un tema etico ed economico, e naturalmente profondamente politico. Non siamo noi a pensare che il luogo adatto per queste risposte sia un'aula giudiziaria: ma se Fini ha scelto di procrastinare la verità fino a quel momento, meglio la verità lì che il muro di gomma che stiamo sperimentando in queste ore come già accadde nel passato. di Franco Bechis   

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