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Telese a Travaglio "Un Alvaro Vitali ubriaco, santone che rutta e basta"

L'ex giornalista del Fatto contro il vicedirettore del Fatto sul caso-intercettazioni: "La sua è disputa da radical chic"

Matteo Legnani
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E' un cerchio che si chiude: tre anni fa Luca Telese lascia Il Giornale berlusconiano e va al Fatto, il quotidiano più antiberlusconiano che c'è. Poi, nella scorsa primavera, rompe con Travaglio e se va, sbattendo la porta e dicendone di ogni sul vicedirettore; ora, Telese (che a breve uscirà col suo giornale "Pubblico") viene intervistato da Il Giornale berlusconiano sulla campagna condotta da Travaglio e dal Fatto sulla trattativa Stato-Mafia e le intercettazioni delle telefonate di Giorgio Napolitano. Rispondendo all'ex collega Paolo Bracalini, Telese non risparmia epiteti a Travaglio: se tre mesi fa lo aveva definito "nichilista-gesuita", oggi va con "radical chic", "ubriaco", "santone con licenza di dileggio", "giornalista del rutto", "appendice del grillismo". Ma l'epiteto più bello è "Alvaro Vitali del giornalismo", con riferimento alla litigata tralo stesso Travaglio e Giuliano Ferrara a "Bersaglio mobile" su La7, nel corso della quale il vicedirettore de Il Fatto aveva dato del "ciccione" all'Elefantino. "E' ridicolo stare due mesi a interrogarci se Napolitano ha fatto bene o male a sollevare il conflitto di attribuzione contro la procura di Palermo, è una disputa da radical chic" attacca Telese (che forse, pur avendoci lavorato per tre anni, non ha ben presente il pubblico di lettori del Fatto). E continua: "Io considero Travaglio un genio della comunicazione e un grande showman. Ma con questo can can sul 'papello' non si accorge che la sua fanfara rischia di nascondere la truffa sulla legge elettorale, un superporcellum che se passa può far rivincere Berlusconi, il suo grande nemico". Ma, forse (e anche senza forse) Travaglio è proprio questo che sogna.

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