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Eataly, l'inchiesta interna svela il malumore dei dipendenti: "Basta precari". E patron Farinetti s'arrabbia

Francesco Rigoni
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La spina nel fianco di Oscar Farinetti si chiama Eataly Firenze. Nello store aperto nel dicembre 2013 con la benedizione di Matteo Renzi e la promessa di impiegare 120 persone, oggi i dipendenti non arrivano a cento. Ed è il primo punto vendita ad avere organizzato una protesta visibile, il 30 agosto scorso, quando tre dipendenti ai quali non era stato rinnovato il contratto hanno richiamato telecamere e taccuini per raccontare che l'imprenditore molto vicino al premier impiegherebbe una quota di precari ben oltre il consentito dalle leggi. Non solo: turni lunghi e decisi all'ultimo momento, iniziative giudicate antisindacali e "totale assenza di comunicazione tra azienda e lavoratori". Cattiva pubblicità - Per sedare sul nascere l'iniziativa che poteva costargli caro in termini di cattiva pubblicità, Farinetti aveva mandato il figlio Francesco a parlare con i dipendenti ribelli e aveva improvvisamente accettato di assumere a tempo indeterminato 50 persone - a partire dal prossimo gennaio. Una promessa rinnovata per lo store di Bari, dove è finito sotto accusa per avere impiegato 160 interinali su 173: "Appena si regolarizzerà la situazione della licenza saranno tutti assunti direttamente, a tempo determinato e indeterminato", ha garantito in una intervista al Corriere del Mezzogiorno. L'inchiesta interna e il confronto negato - Il segno che la paura di una protesta globale dei dipendenti Eataly era tangibile. Tanto più che proprio questa mattina un gruppo di lavoratori della catena ha pubblicato una inchiesta interna che dal loro punto di vista mette in fila le scorrettezze della dirigenza Eataly: "un po' dappertutto faceva e fa ancora largo uso di contratti interinali o a tempo indeterminato, e ciò ben oltre i limiti imposti dal Contratto nazionale". E viene rilanciata la vertenza sindacale: basta precariato, migliori condizioni di lavoro e la ri-assunzione dei ragazzi che avevano scioperato: l'inchiesta "è uno strumento per tutti i lavoratori di Eataly che vogliono alzare la testa, organizzarsi ed ottenere migliori condizioni di lavoro ed una vera stabilizzazione". L'imprenditore proprio domani sarebbe dovuto tornare a Firenze per discutere con i promotori dello sciopero, ma non ci andrà. Dopo che la notizia dell'inchiesta interna è uscita sull'Huffington Post, Farinetti è sbroccato: "Accuse false e terribili che danneggiano l'immagine di Eataly, lanciate da tre persone che non riflettono in nessun modo l'opinione dei dipendenti". Le parole di Oscar - "Avrei spiegato loro che non avevamo rinnovato il contratto perché non sono stati reputati all'altezza. Ma hanno preferito anticipare la discussione pubblicando una cattiveria terribile che non riguarda il resto dei dipendenti di Firenze, che infatti non hanno scioperato". Perché "l'uso dei contratti a tempo", spiega Farinetti, "esiste all'interno di Eataly così come in tutte le imprese di retail, è un modo per conoscersi a vicenda cosicché l'azienda può valutare se il lavoratore è adatto mentre il lavoratore valuta se gli piacciono le condizioni. Naturalmente i contratti a tempo non possono durare per sempre, tanto è vero che negli store la media degli assunti a tempo indeterminato è l'80% e nel punto vendita di Firenze presto assumeremo 50 persone, una decisione che non è avvenuta grazie alle proteste di questi ragazzi iscritti ai Cobas ma che avevamo concordato da tempo con la Cgil". "Numeri falsi, ma forse ho esagerato" - I numeri scritti nell'inchiesta, insiste il patron, "sono dunque falsi così come sono falsità le pressioni psicologiche e lo sfruttamento che secondo questi ex dipendenti avvengono all'interno da Eataly". Perché "Eataly è fatta da brave persone, siamo una famiglia e non una catena di montaggio". Perciò Farinetti afferma di non comprendere le motivazioni che possono aver spinto gli autori del documento che tanto lo fanno infuriare: "A Firenze c'erano dei problemini che abbiamo risolto subito facendo una assemblea coi lavoratori". E poi ammette: "Non avrei fatto firmare un documento contro i ragazzi che scioperavano". "Avrei potuto giocare i miei soldi in finanza, andarmene dall'Italia..": minacce? - "Se poi si parla di malessere dei dipendenti - continua Farinetti - è naturale che il malessere è quello di tutti i lavoratori italiani che al primo impiego guadagnano in media 877 euro, mentre a Eataly si comincia con 1000 euro. Capisco che non siano cifre che garantiscono una vita serena ma questo accade in tutte le categorie e per questo motivo la rabbia è diffusa. Ma non è possibile andare addosso a un imprenditore che è partito da zero e ora conta 4mila dipendenti in tutto il mondo. Avrei potuto giocare i miei soldi in finanza invece sono rimasto in Italia, pago il 50% in tasse e faccio uno sforzo immane per far quadrare i conti. Che qualcuno mi accusi di sfruttare i dipendenti è ingiusto e terribile: devo dire che ci rimango davvero male". Poverino: l'imprenditore, proprietario della catena di cibo italiano doc - che dice di essere "di sinistra, e non tiepidamente" - accetta tutti gli inviti ai dibattiti, adora Renzi e non vede l'ora "di fare amicizia" con i cattivi dell'altra parte (larghe intese di origine controllata e garantita). Bisogna capirlo: ha sicuramente di meglio a cui pensare rispetto al caso dei suoi dipendenti sottopagati.

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