Facci

Dopo la difesa di Ingroia scritta da Travaglio bisogna scusarsi con Emilio Fede

Andrea Tempestini

  di Filippo Facci Caro Giuseppe Cruciani, avevi ragione tu. Anni addietro ti dissi che stavi rendendo buffonesca la tua trasmissione - La Zanzara - e che stavi disperdendo un patrimonio: ma sbagliavo, perché stavi semplicemente adeguandoti all'inesorabile piano inclinato della politica italiana. Erano obliquamente pagliacci e cialtroni, un tempo, e restano pagliacci e cialtroni: però oggi sono più manifesti, sono rei confessi, e più glielo dici e più s'affollano per farselo dire. Meglio buffoni che morti. L'altra sera hai ospitato la giornalista del Fatto Quotidiano Sandra Amurri, per dire, che è stata candidata da Ingroia - in passato trombata con Di Pietro - nonostante risulti condannata per diffamazione e sanzionata dall'Ordine per aver manipolato dei verbali. È pure testimone al processo sulla trattativa. L'hai ospitata, dicevo, e lei: «Sono comunista, perché di fronte al fallimento del sistema capitalista si deve essere comunisti, ci vuole la giustizia sociale che è alla base del comunismo». Apriva la bocca e uscivano parole a caso. Poi ha attaccato la Boccassini, Pietro Grasso, Maria Falcone, Giovanni Floris. Mentre Ingroia, spiegava, è «intelligente, tenace, dolce, una persona perbene, un grande magistrato». Tu l'hai chiamata «la Michaela Biancofiore di Ingroia», ma è tempo di scusarsi anche con la Biancofiore. Così come, a leggere la difesa di Ingroia fatta ieri da Travaglio, è tempo di scusarsi con Emilio Fede.