Giancarlo Galan e la villa confiscata per le tangenti Mose: la lascia dopo aver portato via i termosifoni
L'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, coinvolto nell'inchiesta sul Mose, ha scritto alla Procura della Repubblica di Venezia assicurando che è pronto a restituire quanto ha portato via dalla sua casa, Villa Rodella sui Colli Euganei, confiscato dal Demanio per saldare il conto da 2,6 milioni di euro allo Stato, come deciso dalla sentenza di patteggiamento. Galan, che nei giorni scorsi aveva lasciato la sua dimora traslocando in un rustico sempre sui Colli Euganei, avrebbe portato via anche alcune suppellettili che non avrebbe potuto toccare così come dei termosifoni (la casa ha un sistema di riscaldamento a ventilazione ed utilizzati per arredo). E avrebbe portato via anche alcuni sanitari che invece avrebbero dovuto rimanere sul posto, causando così di fatto il deprezzamento dell'immobile che andrà all'asta. Il suo difensore, l'avvocato Antonio Franchini, sminuisce decisamente l'accaduto: "Si tratta solo di un equivoco su che cosa viene definito come arredamento, e quindi asportabile, e cosa non lo è, e fa invece parte stabilmente dell'edificio". "In ogni caso - spiega il legale veneziano - abbiamo già scritto alla Procura e presto ci sarà un incontro con l'Agenzia del Demanio per capire cosa va restituito e per provvedere immediatamente al ripristino di Villa Rodella. Galan non sapeva che cosa poteva prendere e cosa invece doveva lasciare". Il 4 novembre prossimo poi la posizione dell'ex governatore del Veneto sarà vagliata dal giudice di sorveglianza al quale verrà richiesta dai suoi difensori per l'affidamento in prova ai servizi sociali per il fine pena della condanna a 2 anni e 10 mesi che sta trascorrendo ai domiciliari.