Amato

Giordano: "E' il re della Casta. I sette motivi per cui si deve vergognare"

Andrea Tempestini

Giuliano Amato dice che lui non fa parte della Casta. Che è un po’ come se Toro Seduto dicesse che non fa parte degli indiani Sioux. O come se Paperino dicesse che a Paperopoli lui non c’è mai stato. Che ci volete fare? La spudoratezza ormai non ha più limiti e dunque ieri mattina ci è toccato anche questo: abbiamo letto una sentita missiva del dottor Sottile a Repubblica, in cui  il medesimo si lamenta perché il Paese non  viene scosso da fremiti di entusiasmo all’idea di un suo possibile ritorno a Palazzo Chigi. Naturalmente lui non aspira a nessun governo (per carità, ci mancherebbe), naturalmente lui non sogna nessuna poltrona (per carità, si sa che da Craxi in poi ha passato una vita a disdegnarle tutte), però ecco ci rimane male perché, nel sollevare qualche dubbio sulla sua nuova ascesa, osano dire che lui fa parte della casta. Ma come si permettono? Lo sanno tutti che ha lavorato per una vita alle fonderie Breda, lo sanno tutti che non ha mai avuto non dico un’auto blu, ma nemmeno un taxi pagato dai contribuenti, lo sanno tutti che nei palazzi del potere non è entrato nemmeno col mocho vileda per fare le pulizie. E dunque non potrebbe essere la giusta risposta al grillismo? Non potrebbe rappresentare il nuovo che avanza in politica? Non potrebbe diventare il volto giovane e autorevole capace di interpretare il cambiamento istituzionale? Questo è quello che lui pensa, e per l’amore del cielo, noi ne prendiamo atto: è chiaro che ognuno può illudersi come vuole. Giuliano Amato può anche credere di essere affascinante come George Clooney, televisivamente efficace come Bonolis e più veloce di Usain Bolt nei cento metri piani. Però c’è un limite a tutto, anche all’autostima. E all’illusione. Siccome noi, in fondo, in questi anni ci siamo affezionati a Giulianetto nostro perché i soldi in banca nessuno è mai stato in grado di portarceli via come ha fatto lui, nottetempo e  sorridendo, vorremmo dargli una mano. Che possiamo farci? Siamo buoni. Abbiamo visto che rivolge un appello a tutti noi, suoi devoti seguaci: «Non faccio parte della casta, ditemi perché dovrei vergognarmi», domanda. E dunque non possiamo trattenerci dall’aiutarlo. Dobbiamo rispondergli.  Scusate, ma è più forte di noi.  Ecco dunque in sintesi almeno 7 motivi per cui Giuliano Amato dovrebbe vergognarsi: a) Dovrebbe vergognarsi perché prende 31mila euro al mese fra pensione Inpdap (22mila euro) e vitalizio da parlamentare (9mila euro) come finalmente ammette lui stesso nella medesima lettera; b) Dovrebbe vergognarsi ancor di più perché quei 31mila euro al mese di pensione li prende dopo aver selvaggiamente tagliato le pensioni agli italiani; c) Dovrebbe vergognarsi perché è stato il principale consigliere economico e politico di Craxi e non si è mai accorto dello sfascio e dei furti della prima Repubblica (forse dormiva?), salvo poi tradire Bettino all’ultimo; d) Dovrebbe vergognarsi perché da sempre fa parte della classe dirigente che negli ultimi decenni ha consentito l’esplosione dei costi della politica e degli annessi privilegi; e) Dovrebbe vergognarsi perché nonostante questo, nel 2012 è stato nominato da Monti consulente per i tagli ai costi della politica e non ha fatto nulla per tagliarli davvero; f) Dovrebbe vergognarsi perché negli ultimi mesi si è fatto dare uno spazio Rai (pagato dai contribuenti) e ha mandato in onda una delle trasmissioni più brutte che siano mai state viste in Tv;  g) Dovrebbe vergognarsi perché uno che è stato due volte presidente del Consiglio, due volte ministro del Tesoro, una volta ministro dell’Intero e presidente dell’Authority del mercato non può dire «non faccio parte della casta». Ce ne sarebbero anche altri di punti, ma non vogliamo esagerare. Speriamo che sia sufficiente per convincere Amato che, con tutto il rispetto per  il nonno muratore, il professor Lavagna suo maestro e la American Academy of Arts and Sciences, forse ecco, come segno di novità in politica la sua candidatura alla presidenza del Consiglio o, peggio mi sento, alla presidenza della Repubblica non è quel che si dice una grande idea. Per carità: è bello sentirsi sempre giovani dentro, è bello avere una così alta concezione di sé da superare gli ostacoli dell’evidenza, però, come dicevamo, non bisogna esagerare. Perché oltre un certo limite si smette di essere ridicoli e si diventa patetici. Per altro, ci sia permessa un’ultima notazione: nella sua lettera a Repubblica Amato, dopo aver ammesso di prendere 31mila euro al mese di pensione,  sostiene di sentirsi a posto con la coscienza perché 9mila li gira a una comunità di assistenza. Bene: siccome gli vogliamo proprio bene, vogliamo dargli l’ultima occasione di fare bella figura. Dunque ci ascolti: dica in quale comunità versa i soldi e soprattutto esibisca le ricevute dei versamenti che come dice lui sono già stati effettuati nei mesi scorsi. Non è una bella opportunità? Sia chiaro: se esibisce le prove dei versamenti, non è che smette di essere casta e diventa di colpo un buon candidato a Palazzo Chigi o al Quirinale. Però, almeno, potrebbe smettere di vergognarsi, almeno un po’. di Mario Giordano