Cerca
Logo
Cerca
+

Il Pd tratta con Grillo: Iri, Rai, Senato, chi è il "pontiere" Luigi Zanda

Sessant'anni, avvocato, una vita in politica: da Cossiga fino al Pd, passando per Espresso e viale Mazzini. Sicuri che sia lui l'uomo giusto per convincere gli anti-Casta a 5 Stelle?

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

  "Un incontro che posso definire positivo, direi rigoroso". Lo chiamano pontiere, Luigi Zanda, perché insieme a Rosa Calipari e Davide Zoggia ha il compito, ingrato, di creare un dialogo tra il suo Partito democratico e i combattivi grillini. Più che un pontiere, però, forse a Pierluigi Bersani servirebbe un pompiere, visto che subito dopo l'incontro avuto martedì pomeriggio tra i rappresentanti di Pd e Movimento 5 Stelle a Palazzo Madama la replica di Beppe Grillo è stata, come al solito, infuocata: "Il Pd è finito". Una mission impossible, dunque, quella di Zanda, che non a caso mette le mani avanti: "Il nostro compito non prevede alcun tipo di trattativa e ha una natura esclusivamente ricognitiva. L'intento è quello di un rapporto trasparente e aperto". Grillo li ha mandati ancora una volta a quel paese: rapporto più trasparente di così...  Dall'Iri al Giubileo - Sorge però un interrogativo: Zanda è l'uomo giusto per discutere di possibili alleanze e per sondare gli umori degli "alieni" grillini? A giudicare dalla carriera ricca di onori (politici, ma non solo) dell'onorevole Zanda, forse no. Loro, duri, puri e "vergini" dai difetti della Casta, come giudicheranno il pompiere? Sessant'anni compiuti lo scorso 28 novembre, in Senato dal 2003 con la Margherita, quindi rieletto nel 2006 nell'Ulivo e confluito nel 2008 nel Pd con la corrente rutelliana (e già questo non pare un gran biglietto da visita) e di nuovo in Parlamento, l'attuale vicepresidente democratico è avvocato figlio di celebre padre, il prefetto Efisio Zanda Loy. Il suo cursus honorum lo vede fare gavetta nell'Iri, baraccone pubblico che i grillini forse oggi vedrebbero come fumo negli occhi, parlando di sprechi della macchina-Stato. Segretario e collaboratore di Francesco Cossiga ministro dell'Interno nel biennio 1976-78 e presidente del Consiglio nel 1979-80, negli anni Ottanta Zanda entra nel gruppo Espresso come consigliere e videpresidente, e tra 1986 e 1995 è presidente del Consorzio Venezia Nuova, quello del discusso e chiacchierato progetto Mose, le paratie che dovrebbero salvare la città dall'acqua alta. Tra 1995 e 2000 è presidente e ad dell'Agenzia per il Giubileo romano, scelto dal sindaco Francesco Rutelli, non senza qualche screzio con l'allora ministro dei Lavori pubblici Antonio Di Pietro, suo futuro alleato.  In Rai, poi in Parlamento - Il 22 febbraio 2002 entra nel magico mondo di viale Mazzini. Diventa consigliere d'amministrazione Rai in quota Margherita e, in minoranza, porta avanti una guerra durissima al presidente Baldassarre. Insieme al Ds Carmine Donzelli si dimette il 20 novembre dello stesso anno, lasciando monco il Cda. Lasciata la tv, arriva in Parlamento in maniera piuttosto rocambolesca causa elezioni suppletive per la morte del senatore Severino Lavagnini: nel collegio di Frascati il centrosinistra candida Zanda, che vince senza avversario, visto che il 23 giugno 2003 la Casa delle Libertà non riesce a raccogliere firme sufficienti per candidare Francesco Aracri. Risultato: plebiscito bulgaro, 100% dei voti a suo favore (e partecipazione alle urne del 6,47%, la più bassa di sempre nella storia repubblicana. Tra le sue iniziative parlamentari, forse una troverebbe d'accordo anche i grillini: la proposta di creare una Authority per valutare i dipendenti pubblici, in anticipo sulle politiche sognate da Renato Brunetta. Basta per convincere i grillini ad ascoltarlo? La risposta l'ha data, poco dopo l'incontroa Palazzo Madama, il neosenatore del M5S Maurizio Buccarella, che a Un giorno da pecora ha ribadito: "Non ci fidiamo della classe dirigente del Partito democratico, non possiamo votargli la fiducia".  

Dai blog