Barbapapà

Scalfari infierisce su Berlusconi: "Al Capone, serpente, peggio del Caimano di Moretti"

Andrea Tempestini

Una colata d'inchiostro. Una colata di veleno e rancori. La firma è quella di Eugenio Scalfari. L'appuntamento il consueto editoriale della domenica su Repubblica. Il bersaglio il solito: Silvio Berlusconi. Ma Barbapapà alza il tiro. Incendia i toni. Lo chiama senza giri di parole Al Capone. E si spende in un pindarico parallelo con Il Caimano di Nanni Moretti, il cui obiettivo è esaltare la figura immaginata dal regista rosso e, parimenti, umiliare ulteriormente quella di Berlusconi. Un gioco al massacro, quello di Scalfari, che infierisce sul Cavaliere all'angolo, condannato, quasi decaduto, a un passo dall'umiliazione dei servizi sociali e della "rieducazione". Un trattamento dal quale prende le distanze anche Lucia Annunziata, mai tenera (eufemismo) con l'ex premier. L'infimo rettile - Ma per Scalfari la storia è diversa. Avverte: "Al Capone è all'angolo, ma può ancora colpire". Scalfari scrive: "La discussione ferve sempre più accesa nella sala dove il gruppo dirigente del Pdl è riunito attorno al suo 'boss'. Ma il boss sempre più aggrondato, cupo, tormentato, sudato, che ha perso il piglio dell'Al Capone dei tempi d'oro che gli è stato abituale per trent'anni, ed ora sembra un Re Travicello, sbattuto tra le onde e gli alterchi che s'incrociano intorno a lui". Infierisce, appunto, Scalfari. "Il serpente è tramortito, ma ci mette poco a riaversi e mordere ancora", ammonisce Barbapapà paragonando il Cav all'infimo rettile.  Il volo pindarico - Ma l'editoriale inizia e si dipana lungo il parallelo con il Caimano di Moretti, il regista che "aveva già previsto tutto con qualche anno d'anticipo sui politici". Epperò l'attore Moretti, per Scalfari, ha "poco a che fare con Silvio Berlusconi". Già, perché il Caimano (filmico) "è un uomo lucido, severo, terribile e soprattutto coerente. Afferma davanti al Tribunale che lo condannerà, che l'uomo (lui) eletto dal popolo a grande maggioranza non può esser giudicato dalla magistratura e rafforza questa sua posizione anche dopo la condanna esortando il popolo alla rivolta senza mai costruire una qualsiasi alternativa e senza affidarsi al consiglio d'un amico o d'un consulente o d'un esperto". Insomma, Moretti "non ha dubbi, non ha incertezze, non ha ripensamenti, non ragiona con le viscere ma col cervello". Berlusconi invece è tutto l'opposto. I "consigli" - "Se Berlusconi avesse la natura del Caimano recitato da Nanni Moretti - prosegue nella tirata Scalfari -, a questo punto non avrebbe avuto dubbi: avrebbe dato ad Alfano la guida del Pdl, si sarebbe dimesso da senatore e si occuperebbe soltanto delle questioni proprie e delle sue aziende. Il Caimano di Moretti fece l'opposto: chiamò il popolo alla rivolta, ma con coerenza, senza mai aver oscillato come il pendolo d'un orologio. Se avesse indicato la strada della conciliazione, l'avrebbe seguita con altrettanta coerenza". Il fondatore di Repubblica, insomma, vorrebbe scrivere la storia di Berlusconi, dettargli i compiti e la linea. Gli consiglia di andarsene, di sparire, nel nome di una presunta mancanza di lucidità. Aprite il fuoco - Forse, invece, Scalfari teme l'ultimo morso del Caimano e nasconde la paura dietro toni incendiari. E così, dopo gli insulti, ecco l'appello alle truppe, ai fucilieri che possono - e, per lui, devono - far fuori Berlusconi per sempre. Si parla del prossimo voto del Senato, che sarà chiamato a ratificare la decadenza del Cavaliere. "È un voto pieno di insidie. I pidielle voteranno in massa per Berlusconi, forse con qualche defezione ma poche. Il Pd in massa per la proposta approvata dalla Giunta. I grillini altrettanto. Quindi una maggioranza schiacciante sulla decadenza. Ma andrà veramente così? Pesa ancora il ricordo dei 101 voti contro Prodi di cui ancora si ignora la provenienza; in questo caso possono venire da grillini che li attribuiscano a dissidenti del Pd o da dissidenti del Pd che li attribuiscano ai grillini; o da tutti e due che fanno lo stesso gioco. Dunque molta attenzione", chiede Scalfari. Già, molta attenzione: dovete farlo fuori, il Caimano-Al Capone-serpente. Quello del generale Scalfari è un'ordine. Aprite il fuoco. Abbattetelo. Non fatelo tornare ma più.