Gianfranco Fini, il verbale che lo inchioda: il giorno in cui si è rovinato con una telefonata
Se c'è stato un giorno in cui è iniziata la fine di Gianfranco Fini, forse è quello dell'estate 2004 quando alzò il telefono e chiamò Amedeo Laboccetta. "Non lo sentivo da tempo e quindi mi meravigliai", ha spiegato l'ex onorevole del Pdl ai magistrati di Roma che indagano su Fini, suo cognato Giancarlo Tulliani e l'imprenditore delle slot machine Francesco Corallo. "Amedeo ma tu che vai spesso nei Caraibi, nell'isola di San Martin sai dirmi se li è possibile fare delle immersioni interessanti? Ma sapresti organizzarmi una bella vacanza a San Martin?", è la domanda che Fini, all'epoca leader di Alleanza nazionale e vicepresidente del Consiglio, rivolge al suo compagno di partito fin dai tempi del Movimento sociale italiano. "Preso d'amblé risposi da spaccone: E che problema c'è?". Laboccetta a sua volta chiamò proprio Corallo, che con "molto piacere" si offrì di risolvere il problema-vacanze di Fini, ospitandolo, come ricorda Ugo Maria Tassinari su Tiscali.it citando i verbali di Laboccetta, "con i suoi 14 accompagnatori per due settimane, in una delle residenze più belle dell'isola". Da quel momento, cominceranno le frequentazioni "pericolose" di Fini e Corallo, finite con affari e piaceri reciproci e, secondo l'accusa, un processo per associazione a delinquere.