L'affondo

Sallusti: "Cicchitto è comico. Alfano? Contro di me minacce mafiosette"

Giulio Bucchi

"Basta litigare sui giornali", ha ordinato un esasperato Silvio Berlusconi ai parlamentari del Pdl, tutti presi nella lotta tra governisti e lealisit. Ma Alessandro Sallusti politico non è e dal quotidiano di famiglia lancia un nuovo attacco ad Angelino Alfano e Fabrizio Cicchitto. Vale a dire, le due colombe con cui nelle ultime settimane più ha polemizzato. Nel suo editoriale del lunedì, il direttore del Giornale si toglie più di qualche sassolino dalla scarpa. Parte dividendo i politici in due gironi: i buoni, cioè quelli che a vario titolo sognano di cambiare l'Italia, e i cattivi, cioè quelli che si arroccano nella "difesa di un presente inadeguato". Nel primo gruppo ci sono, a diverso titolo, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Matteo Renzi. Nel secondo, il Quirinale, il premier Enrico Letta, il suo vice Alfano e i ministri del governo. "Cicchitto? Aspetti comici" - Un bipolarismo, sottolinea Sallusti, "non ideologico ma di puro potere e sopravvivenza personale". Chi lotta per difendere il vecchio, difende anche e soprattutto "diritti e privilegi acquisiti, spesso senza particolari meriti personali". Politicamente, secondo il direttore del Giornale, la situazione ha risvolti paradossali. "Vi immaginate un Movimento 5 Stelle senza Grillo, un Pd senza Renzi, un Pdl con Cicchitto o senza Berlusconi?". E proprio la vicenda di Cicchitto "che dà i 7 giorni" al Cavaliere, secondo Sallusti (che con l'ex capogruppo Pdl alla Camera aveva già inscenato un pepatissimo battibecco a Ballarò), ha "aspetti comici". Per questo, prosegue Sallusti, non ha senso immaginare un Pdl non berlusconiano. Finchè ci sarà il Cavaliere, il Giornale continuerà a difenderlo a spada tratta, "per nulla impauriti da ridicole minacce".  "Alfano? Metodi mafiosetti" - E qui torna l'affondo velenoso ad Alfano. Sallusti parla di messaggi "mafiosetti" riferendosi alle voci che lo darebbero in bilico a causa della guerra scatenata ai suoi danni proprio dal segretario azzurro. "Se fosse vera come scrivono i giornali - non smentiti - la reiterata richiesta del segretario-ministro (tra l'altro degli Interni) Alfano di avere la mia testa, non si capisce a che titolo (non sono soggetto politico) se non quello di una concezione dell'infornmazione come cosa nostra, nel senso di loro". Basta litigare sui giornali. Ma coi giornali, forse si può.