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Silvio Berlusconi sta tornando, Marco Travaglio ha un travaso di bile: l'ultimo editoriale, colata di insulti

Giulio Bucchi
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"Fortuna che c'è B. a ricordarci chi è B.", scrive Marco Travaglio. E fortuna che c'è Silvio Berlusconi, aggiungiamo noi, a ricordarci chi è il direttore del Fatto quotidiano. Il cui fegato, evidentemente, di fronte all'ipotesi di un nuovo, quasi impronosticabile miracolo elettorale del Cavaliere, pare rischiare di esplodere dalla rabbia. L'editoriale di mercoledì è una colata di veleno, un esercizio di stile con cui Marco Manetta va a pescare nell'archivio e vomita insulti e sberleffi dall'inizio alla fine.  Leggi anche: "Ecco i candidati che...", l'orgasmo manettaro di Travaglio L'occasione che fa il direttore ladro è il ricorso alla Consulta dei legali di Gianpaolo Tarantini contro la legge Merlin, che ha visto bloccare il processo sulle escort che l'imprenditore pugliese avrebbe portato ad Arcore. A Travaglio non par vero, e in poche righe rispolvera chicche andate per anni in soffitta (visto che il nemico non era più Berlusconi, ma Matteo Renzi), come "i legali del suo pappone personale (uno dei tanti)", "il vecchio satiro brianzolo", "l'ometto di Stato" e così via. Ma a far uscire di testa il direttore del Fatto è la testimonianza di Berlusconi a Reggio Calabria, nel processo che vede il forzista Scajola accusato di favoreggiamento della latitanza di Matacena. Testimonianza rinviata per un incontro, poi non avvenuto, tra il Cav e il presidente turco Erdogan, suo amico personale, a Roma. L'avvocato del leader di Forza Italia Niccolò Ghedini ha spiegato che "il presidente aveva chiesto un incontro privato con Erdogan e proprio per questo è rimasto a Roma, ma non è stato possibile realizzarlo". Leggi anche: Chi è il candidato di Berlusconi al Fatto quotidiano Ovviamente Travaglio non gli crede e parte in quarta, inanellando tutti i precedenti "rinvii per giusta causa" chiesti da Berlusconi negli ultimi 20 anni di processi e guai giudiziari. "Lui alla Camera non andava quasi mai e, le rare volte, non apriva bocca - conclude per sfotterlo -. Ma, appena partirono i suoi processi, si trasformò in un presenzialista da piaghe da decubito e in un oratore infaticabile su tutti i temi dello scibile umano". L'elenco che ne segue porta con sé uno strano odore: forse è quello della paura, o della gioia indicibile perché tra un mesetto Travaglio potrebbe aver ritrovato il suo nemico amatissimo.

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