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Gianfranco Fini, vergogna di Stato: al processo nessuno si costituisce parte civile

Giulio Bucchi
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Lo Stato "grazia" Gianfranco Fini sulla casa di Montecarlo. Come riporta il Tempo, infatti, nessuno ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento a carico dell'ex presidente di Alleanza nazionale, dei Tulliani e del "re delle slot" Francesco Corallo. E questo nonostante, ricorda il quotidiano romano, dalle indagini risulti come l'imprenditore catanese non abbia pagato tributi erariali per 85 milioni, una parte dei quali spostata in tre off shore. Non c'era neanche uno degli amministratori della Fondazione An (gestione Mugnai), che avrebbero anche il compito di tutelare il patrimonio dell'ormai defunto partito. La casa di Montecarlo, è bene ricordarlo, era stata donata dalla contessa Colleoni ad An e poi finita (svenduta) nella disponibilità del cognato di Fini, Giancarlo Tulliani. Leggi anche: "Complice dei Tulliani": quanti anni di carcere rischia Fini Una delle carte in mano alla difesa dei Tulliani che potrebbe pesare in favore del cognato, a monte del decreto di latitanza emesso nel marzo 2017, ci sarebbe anche, spiegano gli avvocati, "un finto verbale di vane ricerche, perché la Finanza e l'autorità giudiziaria italiana sapevano benissimo che Tulliani non stava nel luogo in cui l'hanno cercato per catturarlo, visto che dal certificato rilasciato dall'anagrafe di Roma risulta residente negli Emirati Arabi Uniti". Il legale di Tulliani, Diddi, ha anche chiesto al gup la sospensione del processo in attesa della conclusione dell'iter di estradizione dell'accusato, perché "una sentenza delle sezioni unite della Cassazione del 2003 dice che chi viene arrestato all'estero, in esecuzione di un ordine di estradizione, è legittimamente impedito a partecipare al processo in Italia, perché è sotto la giurisdizione di un altro Stato". Vuoi vedere che la fanno tutti franca?

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