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Roberto Saviano disperato a Travaglio: "Salvini cagnolino di Putin". Il direttore lo smonta: "Il tuo errore"

Giulio Bucchi
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Una giornata durissima per Roberto Saviano. Dopo essersi fatto querelare da Matteo Salvini per averlo definito "ministro della malavita", l'autore di Gomorra ha scritto a Repubblica disperato, chiedendo ai suoi amici perché tacciono. Non solo. Piccato dall'editoriale di Marco Travaglio sul Fatto quotidiano che lo invitava a riflettere su chi fossero veramente i "ministri malavitosi" nella storia italiana, il povero tribuno napoletano non ha resistito e ha scritto anche a Travaglio, chiedendogliene conto. "Dovremmo forse accettare le parole e le azioni di Salvini perché quelli che c'erano prima erano peggio? E davvero tu credi che il 4 marzo abbia rappresentato questo cambio epocale?", accusa affranto, annunciando che per evitare altre querele da oggi per lui Salvini diventerà "il cagnolino di Putin". Leggi anche: "Perché state zitti?", come si umilia ancora Saviano La risposta di Travaglio è articolata, ma fulminante. Gli basta un passaggio, insomma, per riportare i piedi di Saviano dal Paradiso dell'antifascismo social alla terra della politica vera. "Caro Roberto, non ho capito la tua definizione di Salvini ministro della malavita. E non perché io nutra simpatie per Salvini bensì perché sono anch'io preoccupato per le sue sparate razziste, le sue politiche xenofobe e i suoi rapporti con Putin, ma ancor più per la folla plaudente e tracimante che si assiepa sotto il suo balcone (o la sua ruspa). E temo che le tue denunce su quei temi escano non rafforzate, ma indebolite dall'attribuirgli condotte o relazioni malavitose".  Leggi anche: "Aiutatemi, ho paura di Putin". A che punto si abbassa Saviano

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