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Roberto Saviano, l'ossessione e l'insulto: "Matteo Salvini, chiedi scusa"

Giulio Bucchi
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L'ossessione di Roberto Saviano per Matteo Salvini tocca nuove, forse inarrivabili vette. Su Repubblica l'autore di Gomorra, dopo aver di fatto accusato per settimane il leader della Lega di essere "un assassino" per la questione migranti, rispolvera il suo antico cavallo di battaglia: i voti mafiosi alla Lega.  Una colata di inchiostro e fango che parte da un presupposto: "Salvini chieda scusa ai meridionali", per aver negato la presenza della 'ndrangheta al Nord. "Mentre vi esibivate in un profluvio di accuse e insulti verso i terroni tutti mafiosi - scrive Saviano - distoglievate l'attenzione dalla vera questione mafiosa che era tutta di natura economica e ben lontana dal Sud. La vostra incompetenza non vi faceva vedere che i soldi delle mafie meridionali andavano in soccorso delle imprese del Nord". "Lei, ministro, ha capito che la caduta giudiziaria dei vecchi dirigenti della Lega poteva favorirla - è la fine analisi politica di Saviano -, ma aveva bisogno di allargare il consenso. D'improvviso, quei meridionali ladri e mafiosi che insultavate sono tornati utili perché con i voti del solo Nord non si può governare tutto il Paese. Pecunia non olet, e neanche i voti puzzano. Nemmeno quelli dei meridionali". E via con la retorica del "cambio di nemico", dai meridionali agli immigrati. Poi però si passa a una serie di attacchi violentissimi,  con nomi e cognomi accostati di boss accostati alla Lega "senza che ci sia reato", precisa lo scrittore campano. Eppure, sottolinea, "sotto la gestione politica della Lega la Brianza è diventata una contea mafiosa". Salvini è al governo da due mesi, al Sud la Lega ha iniziato ad attecchire dal 4 marzo, eppure per Saviano Salvini deve girare la Calabria e chiedere scusa "per tutto quello che la Lega continua a non fare". "Deve sapere - è il passaggio più duro - che le mafie non hanno paura dei suoi tweet, l'unica cosa che temono è la luce. Luce sui loro affari, luce sul loro potere. E lei o non conosce o mente sapendo di mentire". Le mafie, scrive Saviano giustamente, non conoscono colore politico ma fanno affari con chi conviene. Sacrosanta verità, che sparisce quando c'è in ballo la Lega.

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