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Matteo Salvini, Iva Zanicchi sgancia la bomba: "Cosa l'ho visto fare quando eravamo al parlamento Ue"

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Maria Pezzi
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 Iva Zanicchi, 78 anni, cantante, attrice, presentatrice ed ex donna politica, prende il posto di Mara Venier a Tu si que vales, lo show del sabato sera di Maria De Filippi, su Canale 5, al via il 29 settembre. È una delle novità più gustose del palinsesto Mediaset. Ma più che la tv, è per il teatro che non prende sonno Quando Maria le ha fatto la proposta, come ha reagito? «Quando ha chiamato mi sono detta subito disponibile, avrei mollato qualsiasi cosa, e in effetti l' ho fatto. Maria mi è sempre piaciuta per la serietà, il suo modo così nuovo di condurre, sobrio, ha rivoluzionato questo mestiere». Lei come sarà? «Me stessa. Nel bene e nel male. Sarò contenuta, senza strafare, una cosa inedita». E ce la farà? «In effetti farò fatica». Per approfondire leggi anche: Iva Zanicchi e Silvio Berlusconi: "Si arrabbiò quella volta che..." Cosa pensa di Gerry Scotti, Teo Mammucari e Rudy Zerbi, gli altri giudici della trasmissione? «Una giuria speciale. Gerry lo conosco da anni, è un re dell' improvvisazione. Teo una scoperta, ha una ironia e potenzialità incredibili. Rudy è un esperto di musica». Prendere il posto di un pezzo da 90 come Mara Venier la intimorisce? «Se lei è un pezzo da 90, io da 100 (ride, ndr). Le auguro un grande successo, farà sicuramente una Domenica in piacevole, anche stimolata da Barbara d' Urso». Tra le due, lei chi guarda? «Faccio zapping forsennato. Sono molto curiosa, chi ci guadagna è il pubblico che avrà tanta scelta». Ha detto dei «no» per fare Tu si que vales. A chi? «Non faccio nomi. Una trasmissione mi voleva per quattro cinque puntate». Ma non ha detto «no» al teatro... «Mai! Il 7 novembre al Brancaccio debutta uno show che sognavo da tempo. Una vita da zingara, uno spettacolo non solo sulla mia vita artistica, ma sulla mia vita. Si parte da quando sono nata, casualmente in una stalla, come Gesù, in un paesello vicino a Ligonchio, racconto di quando ero bambina, e poi i miei incontri, Ungaretti, Fellini, Chaplin, gli scontri. Le persone verranno per sentirmi non solo cantare, ma anche parlare, raccontare. Rideranno molto». Perché Una vita da zingara? «L' anno prossimo celebro i 50 anni dalla mia vittoria di Sanremo con Zingara. Dopo il Brancaccio, sarò il 10 novembre all' Ariston di Sanremo. Il 16-17-18 a Milano, al Nuovo.Darò il massimo. Non ci dormo la notte, sa? La notte recito». Che idea si è fatta, invece, del MeToo e delle molestie nel mondo dello spettacolo? «Detesto la violenza. Una cosa mostruosa. Sono nata in campagna, l' ho toccata con mano. Ho visto picchiare bambini, donne, animali. Oggi è diverso. Mi ha colpito molto la vicenda che ha travolto il regista Fausto Brizzi, poi scagionato. Tutte quelle ragazzotte l' hanno trattato in modo vergognoso, si fa presto a rovinare una persona». Però il problema c' è. «Non lo nego. Se vado a un colloquio e lui mi accoglie in vestaglia, o ci sto o lo mando "affa..." e me ne vado. Oggi le donne hanno grande personalità. È vero che il potere è usato in modo indecoroso negli uffici, in banca, non solo nello spettacolo. E anche le donne...». Cosa pensa di X Factor che ha licenziato Asia Argento perché ha pagato il silenzio del ragazzino molestato? «Mah. È vero? È stato dimostrato? Se non è vero, siamo di fronte a un altro linciaggio». Secondo lei l' Italia è razzista? «Quando uno dice troppe volte che non siamo razzisti, vuole dire che sotto sotto un po' lo siamo. È insito nell' uomo». Lei lo è? «Poco. Quando vidi per la prima volta un nero, rimasi incantata. Li ho sempre amati, adoro il blues». Tra Salvini e Di Maio, chi preferisce? «Salvini: ha più esperienza. Ho fatto con lui cinque anni in Europa (Iva Zanicchi è stata europarlamentare di Forza Italia dal 2008 al 2014, ndr), la conosce bene, si intuiva che aveva una marcia in più. Molto attivo, un grande lavoratore. Sta facendo solo quello che aveva promesso in campagna elettorale. Sull' immigrazione ha ragione: va bene accogliere, ma bisogna assicurare loro un lavoro. Vengono qui e ricevono un trattamento vergognoso, come cani. I miei nonni il secolo scorso sono emigrati in America». Cosa le hanno raccontato? «Serviva un certificato medico, un parente là che garantisse un lavoro, 30 dollari in tasca. Oggi vengono e li trattano come cani. L' accoglienza incontrollata non ha senso». di Alessandra Menzani

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