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Sea Watch, Marco Travaglio con Matteo Salvini: "Carola Rackete viola tutte le norme sulla pelle dei migranti"

Cristina Agostini
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La Sea Watch guidata da Carola Rackete "ha violato una serie innumerevole di norme italiane e internazionali, il che non le verrebbe consentito da alcuno Stato di diritto del mondo libero". Marco Travaglio, nel suo editoriale su Il Fatto quotidiano, si schiera dalla parte di Matteo Salvini: "Avrebbe dovuto far rotta sul porto sicuro più vicino: cioè in Tunisia o a Malta. Invece ha scientemente deciso di proseguire fino a Lampedusa, per creare l'ennesimo incidente in polemica con le politiche migratorie del governo italiano, secondo il copione collaudato da altre navi della stessa Ong". Non solo. "Il governo ha negato il permesso di ingresso nelle acque territoriali e poi di sbarco nel porto" ma la "capitana Carola, subito idolatrata da una sinistra a corto di idee e simboli, se n'è infischiata. Prima ha tentato di far annullare l'alt dal Tar: ricorso respinto. Poi di farsi autorizzare in via provvisoria e urgente dalla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Che però le ha dato torto, per la seconda volta". Leggi anche: "Controlli del confine a Est e non escludo un muro". Salvini, il piano definitivo per bloccare i clandestini Ma la Rackete, continua Travaglio, "ha calpestato entrambe le sentenze. E l'ordine di fermarsi della Guardia Costiera e di Finanza. E s'è affacciata su Lampedusa sventolando una causa di forza maggiore già esclusa da Strasburgo: la salute dei migranti dopo 14 giorni di navigazione (che sarebbero stati molti meno se fosse andata dove doveva: Tunisia o Malta)". Insomma, "sulla pelle dei migranti, usati come ostaggi e scudi umani, si sta giocando una lunga, cinica e ipocrita gara tutta politica". Ma, conclude il direttore del Fatto, non "ci sono i buoni (l'eroica capitana)" e "i cattivi (gli italiani xenofobi)". Un governo "ha il diritto-dovere di proteggere i confini da chi vorrebbe decidere le sue politiche migratorie dalla tolda di una nave tedesca con bandierina olandese". L'unica via d'accesso all'Italia è "quella dei corridoi umanitari. Cioè, parlando con pardon, la via legale".

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