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Giampiero Mughini contro la Ranieri del Fatto: "Il comunismo non è quello di cui parli coi tuoi amici"

Giulio Bucchi
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C'è un "comunismo da salotto" e uno reale. Il primo, per molti intellettuali della sinistra italiana, non è accomunabile al nazismo, perché migliore e meno spietato. Il secondo è quello che fuori dal mondo dorato dell'ideologia progressista ha mietuto milioni di vittime innocenti in Europa e nel Mondo. L'Europarlamento ha votato una mozione che equipara i due totalirismi simbolo del 900 e Giampiero Mughini, esultando, tira le orecchie a Daniela Ranieri, commentatrice che sul Fatto quotidiano si è rammaricata di quel voto in quanto nel 1939 Stalin, siglando il patto di non aggressione con Hitler, lo fece solo per motivi di realpolitik e non per comunanza di vedute.  Leggi anche: "Quando parlano degli italiani ho un soprassalto". Mughini a valanga sui sovranisti Tutto vero, ricorda Mughini in un suo intervento su Dagospia, ma poi i sovietici non esitarono a fare strage "del fior fiore della società civile polacca alle fosse di Katyn, un massacro nell'ordine di almeno 40 volte la strage delle Fosse Ardeatine". E la Seconda Guerra Mondiale "finì con l'Armata Rossa che si pappò metà della Germania, la Polonia, l'Ungheria, la Cecoslovacchia". "Il comunismo reale - ricorda ancora Mughini - non il comunismo di cui la Ranieri parla a cena con i suoi amici prediletti", ma sangue, ferocia, follia e potere. Non a caso il socialista Riccardo Lombardi a proposito delle elezioni italiane del 1948 ammetteva: "La sconfitta ci salvò da noi stessi". "Dove, quando, in che cosa - conclude Mughini -, nei confronti di chi - e a parte la nomenklatura partitica che dall'oggi al domani si ritrovò il potere di vita e di morte sulla popolazione civile - il comunismo reale è stata una dittatura men che orrenda e dunque migliore del nazismo?".

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