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Chef Rubio e la tragedia di Foggia, parole fuori luogo: "Tutti vittime dello Stato". Travolto dalle critiche

Giulio Bucchi

Ancora polemiche per Chef Rubio, che sabato mattina ha twittato sulla tragedia di Foggia dove un uomo, una guardia penitenziaria, ha ucciso moglie e due figlie per poi suicidarsi. "Vergogna politici", scrive lo chef e conduttore, parlando di "guardie penitenziarie e detenuti" che "sono vittime di un sistema penitenziario da rifondare. Siamo tutti vittime - commenta - di uno Stato assente che promette, non mantiene e che lascia morire i suoi figli per poi piangerli con lacrime di coccodrillo". Leggi anche: "Pago le tasse per farlo giocare". Chef Rubio, ossessione chiamata Salvini Il tweet ha però diviso gli utenti, spaccati fra chi condivide la tesi dello chef e chi, invece, non trova alcun nesso tra le sue parole e la tragedia di stanotte: "Be' no, diciamo che in questo caso la guardia penitenziaria è il carnefice e non la vittima", "Rubio, se fare un lavoro di m*** potesse giustificare un omicidio plurimo, il 90% di noi sarebbe giustificato. Capita ogni tanto di scrivere stupidaggini, e questa è la volta", "Chef è l'ennesimo femminicidio, cosa c'entra il sistema penitenziario? È come se io ammazzo mia moglie e i miei figli e la responsabilità è dell'ospedale in cui lavoro come portantino. Il problema, in questo caso, è il patriarcato", alcuni dei commenti. Pronta la replica dello chef: "Sapete in che condizioni sono le carceri italiane? In che condizioni di stress - chiede - sono costrette a lavorare le guardie penitenziarie? No perché non ci entrate dentro le carceri. Non strumentalizzate, ma analizzate! Tutto c'entra - spiega -, se arrivi a sterminare la tua famiglia e a suicidarti". E per rafforzare il concetto, Rubio condivide in un nuovo tweet un articolo di Wired, e cita: "'Meno reati ma più detenuti, poche misure alternative alla carcerazione e un tasso di suicidi in costante crescita. L'ultimo rapporto sulle carceri italiane fotografa una realtà che continua a peggiorare"'. E oltre ai detenuti - commenta -, la paga chi ci lavora dentro".