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Greta Thunberg affossa il Tg1: troppi servizi sull'ambiente e i telespettatori "scappano"

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Caterina Spinelli
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Ma si può dedicare un terzo del Tg, addirittura sei servizi in scaletta, al tema dell' ambiente? È mai possibile che buona parte dei fatti italiani e dell' universo-mondo si riducano al cambiamento climatico, al riscaldamento globale, alla lotta contro l' inquinamento? Evidentemente sì, se è vero che il Tg1 delle 20 riesce a destinare fino a 10 dei suoi 30 minuti ad argomenti ecologisti. Più che un Tg giallorosso è ormai un Tg green, ossessionato dal Verde. O meglio, un Tg Greta. L' apice è stato raggiunto due giorni fa quando il telegiornale della rete ammiraglia Rai ha infilato, nell' ordine, un servizio sull' uscita di Trump dagli accordi sul clima, uno sulla visita di Di Maio a Shanghai e i progetti ecologici italo-cinesi; uno su un treno immerso nella Natura, uno su Ecomondo, fiera su economia circolare e sostenibilità ambientale, uno sulla futura area verde di Parigi, e ancora uno sull' insalata spaziale che consentirà di purificare l' aria e riciclare i rifiuti. PRASSI QUOTIDIANA: E questo al netto del servizio principale, sull' Ilva, in cui si trattava ancora di questioni ambientali. Mettendoci dentro pure quello, mezzo tg se ne andava a parlare di Inquinamento, Impatto Zero e Futuro Verde. Ma è una prassi quotidiana: in ogni edizione del Tg1 troverete almeno un paio di servizi dedicati all' imminente catastrofe ambientale, al pericolo-plastica, ai sistemi ecologici di trasporto e alla speranza delle energie rinnovabili. Un tg un po' apocalittico un po' utopistico, mosso dalla convinzione che i telespettatori siano tutti dei "gretini", e il cui unico elemento inquinante semmai è il cognome del suo direttore, Carboni, che evoca il combustile fossile e la temutissima anidride carbonica. Il problema tuttavia è che, oltreché sull' ambiente, il Tg1 impatta molto poco anche su chi guarda la tv. Da quando c' è Giuseppe Carboni alla guida, ossia dal 31 ottobre 2018, il tiggì della sera subisce una decrescita infelice di audience e share. Rispetto all' inizio della sua avventura un anno fa, il Tg delle 20 perde in media 500mila spettatori (parlano i numeri: 31 ottobre 2018, 5 milioni e 74mila spettatori; 31 ottobre di quest' anno, 4 milioni e 595mila. 1 novembre 2018, 5 milioni e 268mila spettatori; un anno dopo, 4 milioni e 743mila. 2 novembre 2018, 5 milioni e 117mila spettatori; quest' anno, 4 milioni e 500mila). Rispetto poi allo stesso periodo del 2017, quando alla direzione c' era Andrea Montanari, la perdita tocca i 700mila spettatori (due anni fa: 31 ottobre, 5 milioni e 197mila spettatori; 1 novembre, 5 milioni e 288mila; 2 novembre, 5 milioni e 296mila). E addirittura il salasso supera il milione di spettatori in confronto all' identico periodo del 2016, con Mario Orfeo alla direzione. CALO EVIDENTE E se anche negli ultimi giorni il Tg Greta si è risollevato rispetto alle medie, ragionevolmente è solo grazie all' effetto Fiorello (con cui c' è un collegamento a fine tiggì) che amplifica gli ascolti sia di chi lo precede, appunto il Tg, che di chi lo segue, I soliti ignoti. Ma se si confrontano i valori medi di share di tutto ottobre 2019 rispetto a ottobre 2018, ultimo mese prima della direzione Carboni, il risultato è inequivocabile: al 23,09% dell' anno scorso fa fronte il 21,53% di quest' anno. Il telegiornale ecologico di Carboni, insomma, non carbura ed è per questo che si sta pensando di cambiargli il conducente: tra gli altri, si fanno i nomi di Franco Di Mare e di Antonio Di Bella. Di sicuro il crollo del Tg1, feudo grillino, va di pari passo al tracollo dei Cinquestelle: le Stelle, cadendo, bruciano e diventano Carboni... di Gianluca Veneziani

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