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Corrado Augias a DiMartedì, finisce in disgrazia? Giovanni Sallusti: "Lo denuncio alla commissione Segre"

Giulio Bucchi
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Scusate, ma se la Commissione Segre ha un senso, intendo denunciare all' attenzione della medesima le esternazioni di Augias Corrado, nato a Roma il 26 gennaio 1935, professione giornalista di Repubblica (notoriamente, professione a se stante rispetto allo scriba generico). Ebbene, il suddetto Augias, durante la trasmissione Di Martedì condotta da Giovanni Floris, si è lasciato andare alle seguenti affermazioni (riportiamo i virgolettati esatti per intero, altrimenti essendo un fogliaccio reazionario ci accuserebbe di falsificare). «Essere di destra è facile. Perché essere di destra vuol dire andare incontro a quelle che sono le spinte istintive che quasi tutti (qui ha un tentennamento, ndr), che tutti hanno». Queste spinte primitivo-destrorse «vengono invece moderate, e indirizzate magari meglio, dal ragionamento, dalla conoscenza degli argomenti, da un senso di nobile altruismo». Insomma, dalla razionalità e dal sentimento umano, materiale appannaggio esclusivo dell' altra parte politica. «Essere di sinistra è più difficile. Quello di sinistra gioca su un terreno dove la conoscenza degli argomenti è fondamentale. Quello di destra dice a me gli immigrati mi (non si dovrebbe aggiungere, esimio illustrissimo sapientissimo dottor Augias, visto che prima ha detto "a me", ndr) fanno schifo, e finisce lì».  Leggi anche: "Ve la suonate e ve la cantate da soli". Augias e Bersani parlano, Senaldi li ammutolisce Umanità differenti - Riassunto dell' Augias-pensiero (ovviamente con tutti i limiti cognitivi che può avere, anzi che ha per statuto, un buzzurro destrorso): le persone di destra non sono tali, sono bestie. Delle tre tipologie di «anima» che contemplava Aristotele (scusi esimio illustrissimo sapientissimo dottor Augias, qualche libro l' abbiamo pur letto, prima di sapere che non era roba per noi), il mezzo uomo di destra possiede quella vegetativa e al massimo quella sensitiva, ma non certo quella intellettiva, esclusiva dotazione di chi pensa, quindi di chi la pensa come Augias. L' uomo di destra è l' uomo vegetal-animalesco, inferiore intrinsecamente (se ne fossimo degni scriveremmo «ontologicamente», esimio illustrissimo sapientissimo dottor Augias) all' uomo di sinistra. Tra i due c' è una cesura qualitativa, un taglio netto, appartengono a due sfere gerarchiche differenti dell' umanità. L' uomo di destra per il raffinato elzevirista di Repubblica è quello che era l' ebreo per il nazionalsocialismo, o il piccolo proprietario per lo stalinismo. Una bestialità, questa sì, totalitaria, ovviamente pronunciata con il sorriso paternalista e fintamente rassicurante di questi despoti contemporanei, gli squadristi del politicamente corretto. È quasi un fardello: all' uomo di sinistra, e solo a lui, tocca la fatica della «conoscenza», del «ragionamento», dell'«argomentare». Dal che si deduce, tra le altre cose, come tra le bestie ignoranti in balìa delle proprie pulsioni elementari figurino i seguenti signori. Martin Heidegger, il più grande filosofo del Novecento, autore della capitale opera «Essere e Tempo», pubblico sostenitore del Führer. Luigi Pirandello, genio della scrittura e della drammaturgia, premio Nobel, che dichiarò la propria adesione al fascismo. E ancora Carl Schmitt, Louis-Ferdinand Céline, Giovanni Gentile. E, ironia al quadrato, animale privo di raziocinio diventa nella dicotomia di Augias perfino Winston Churchill, un arciconservatore fieramente anticomunista, ovvero colui che tenne accesa contro il Terzo Reich la fiammella del mondo libero, mentre tutto il movimento bolscevico internazionale, gli illuminati nella Storia secondo Augias, abbracciava la svastica col patto Ribbentrop-Molotov. Cortocircuiti - Sono i cortocircuiti in cui incappa ogni razzismo, in quanto visione ipersemplificata e discriminatoria dell' umanità. Essì, perché la sua, esimio illustrissimo sapientissimo dottor Augias, è una forma di razzismo, l' unica non solo tollerata, ma incentivata dalla bella società che va ai ricevimenti radical-drink con Repubblica sotto braccio. Un razzismo non della pelle, ma della (autoproclamata) cultura, non etnico, ma antropologico. Le persone "di destra" (tra l' altro così, un sintagma ultragenerico che usate solo voi esimi illustrissimi sapientissimi, senza specificare se destra sociale o liberale, rivoluzionaria o conservatrice, moderata o sovranista) hanno solo bisogni primari, non possiedono facoltà intellettuali, non sono tecnicamente in grado di ragionare. Sono spazzatura, umanità di serie B. Esattamente le posizioni di cui dovrebbe occuparsi una "Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo e istigazione all' odio e alla violenza", non trovate? di Giovanni Sallusti

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