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Lilli Gruber contro i sovranisti: "Perché sono anche maschilisti e razzisti"

Davide Locano
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"Pace a tutti gli uomini di buona volontà. Ma guerra agli altri". Queste le pacate - si fa per dire - parole consegnate da Lilli Gruber in un'intervista al Quotidiano Nazionale, colloquio in cui torna a parlare del suo nuovo libro, una sorta di pamphlet femminista, Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone. E la Gruber spiega come a suo giudizio "bisogna usare il potere che già abbiamo per conquistarne di più". Esempi? "Non votiamo partiti che non abbiano il 50-50 tra le priorità, o buone prassi nel comporre le lise elettorali", detta la linea. Leggi anche: Giuseppe Conte, il nuovo nemico di Lilli Gruber Poi le chiedono come mai, a suo giudizio, Greta Thunberg e Carola Rackete "fanno paura". E la conduttrice di Otto e Mezzo argomenta: "Perché rappresentano la differenza. Il maschilismo è innanzitutto paura della differenza, e in questo è alleato del sovranismo, del razzismo, di tutti gli ismi che basano il proprio successo sulla costruzione di un nemico", sentenza. Insomma, secondo la Gruber un sovranista è per forza di cose anche maschilista e razzista. Ma tant'è, prosegue: "Colpire le donne come un nemico è solo una delle strategie che mirano ad aggregare consensi intorno a un'agenda politica populista, basata sulla paura e non sui contenuti". Se ne evince, insomma, che secondo la Gruber, sovranisti e populisti colpiscono le donne per "aggregare consenso". Mah.

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