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Pietro Senaldi sulla prescrizione: "Il braccio di ferro Matteo Renzi-Nicola Zingaretti ha già un perdente"

Caterina Spinelli
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Sulla giustizia volano gli stracci tra Renzi e Zingaretti come ai tempi d' oro tra Berlusconi e D' Alema. Garantisti contro giustizialisti. Italia Viva ha deciso di fare del no all' abolizione della prescrizione la propria linea del Piave. Il partito si opporrà alla soluzione di compromesso trovata dal Pd, ovverosia interrompere la decorrenza dei termini del processo solo per i condannati e non per gli assolti. L' ex premier è stato chiarissimo sul punto e se non tutti gli credono è solo perché più volte lo si è visto rimischiare le carte all' ultimo momento. In altri termini, nessuno considera la parola di Matteo scolpita nella pietra. Per questo molti, tra i suoi ex compagni rimasti nel Pd, sono convinti, per diretta esperienza, che il rottamatore sia disponibile a rimangiarsi tutto pur di non andare a casa, se le contingenze glielo imporranno. I dem pensano che Italia Viva faccia opposizione dentro il governo solo per distinguersi e strizzare l' occhio all' elettorato moderato ma sia pronta a rientrare nei ranghi e sono infastiditi da questo comportamento. Tanto per cambiare, non hanno capito nulla. UN ARROCCO VINCENTE Renzi considera l' arrocco sulla giustizia una mossa vincente comunque andrà a finire. Il leader non è ancora riuscito ad alzare il consenso del suo neonato partito ma la cosa non lo allarma. È in fase di semina, non in campagna elettorale, e anche la battaglia sulla giustizia rientra nella stagione di definizione e rafforzamento di Italia Viva. Egli è convinto che la legislatura non può finire, perché non lo vuole il Quirinale e perché i grillini sono disposti a qualsiasi alchimia pur di non andare a casa. Perciò rilancia fino al muro contro muro, tra lo stupore dei dem, che invece si fanno portare a guinzaglio da M5S, illusi di ereditare i voti grillini in uscita, e ringhiano contro Matteo anziché contro i pentastellati. Leggi anche: Matteo Renzi, l'attacco dell'ex fedelissima Anna Ascani: "Non arriverà da nessuna parte" Se la spunterà, e l' abolizione della decorrenza dei termini subirà un rinvio, l' ex rottamatore dimostrerà ai suoi potenziali elettori di essere determinante e di non farsi schiacciare a sinistra, che è l' accusa che gli viene dai cosiddetti moderati al cui voto ambisce. Se invece si arriverà alla crisi, ci sarà un cambio di governo senza passare dalle urne e Renzi si sarà liberato del premier. Matteo non lo sopporta perché è convinto che il presidente del Consiglio, a causa della sua immagine inspiegabilmente rassicurante, costituisca un freno alla crescita di Italia Viva. In palio, c' è anche il bacino di voti di Forza Italia, sui quali l' ex premier è sicuro, forse troppo ottimisticamente, di potere mettere le mani. LA MOSSA DEL CAVALLO Il braccio di ferro tra Italia Viva ed M5S ha comunque già un perdente, il Pd. Renzi l' ha steso con un' inaspettata mossa del cavallo, facendo balenare una mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Bonafede, che avrebbe tutte le possibilità di passare, grazie ai voti del centrodestra. A quel punto i dem si troverebbero appiattiti sulle posizioni grilline, invise a buona parte del loro elettorato di riferimento, soprattutto a quello che conta. Spalle al muro, Zingaretti e soci continuano ad accusare l' ex rottamatore di incoerenza, senza rendersi conto di essere loro a rinunciare, pezzo a pezzo, a tutti i principi e le battaglie progressiste. Per inseguire il sogno irrealizzabile di fagocitare M5S, i dem stanno diventando grillini. Renzi sulla riva del fiume aspetta solo che i loro elettori se ne accorgano, convinto che gli attacchi che gli arrivano dai suoi ex sottoposti di partito siano fumogeni che si dissolveranno al vento. di Pietro Senaldi

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