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Antonio Ricci: "Grillo vincerà quando tornerà a fare il comico"

Antonio Ricci e Beppe Grillo

L'intervista a tutto campo al produttore di "Striscia la Notizia": "Italia 1? La prima rete di sinistra. L'errore di Silvio? Si chiama Formigoni"

Andrea Tempestini
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Una lunga intervista, in cui Antonio Ricci parla ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera di tutta la sua vita, di un'intera carriera, degli esordi, degli intrecci con la politica, delle elezioni del 1983 e degli sketch di Beppe Grillo su Bettino Craxi, e di come poi Sandro Pertini li salvò dicendo che non si era mai divertito tanto in vita sua. E ancora, Pippo Baudo e il cabaret della Barona, e poi di quando Grillo fece credere a un produttore che lo aveva bocciato che sarebbe arrivato Woody Allen.  Le serpi in seno - Di tutto un po', insomma. E si parte dall'attualità, da Silvio Berlusconi, che - spiega Antonio Ricci - "leggo vorrebbe sacrificare la figlia Marina alla politica. Ma se all'epoca avesse sacrificato una delle sue tre reti alla cosca rivale, si sarebbe evitato vent'anni di guerra, anche giudiziaria". Il produttore di Strisca la Notizia ricorda: "A sua insaputa, Italia Uno era già la prima rete di sinistra (a RaiTre non c'era ancora Guglielmi): gli autori di sinistra - prosegue - lavoravano tutti lì insieme ai vignettisti di riferimento Staino, Ellekappa, Disegni e Caviglia. Col senno di poi, un grave errore strategico". Contro il Celeste - La ricostruzione di Ricci continua: "Berlusconi pensò invece di eternarsi come Trino, accettando l'abbracco mortale (ieri come oggi) di Formigoni". L'ex governatore della Lombardia finisce nel mirino: "Infatti - riprende - tutto andò in malora nel 1988, quando il coro di Comunione e liberazione minacciò un provvedimento all'autorità giudiziaria, bloccando la trasmissione Matrioska...". Ma qui siamo già agli apici alla storia professionale di Ricci, che invece parte dalla Liguria degli ultimi anni '60. "Giravo sempre con la chitarra, suonavo anche in treno, per i pendolari ero una star. A Genova avevo conosciuto De Andrè...". Poi conobbe anche Beppe Grillo. "Un giorno la cameriera del bar dell'università di via Balbi mi propose di suonare anche nel locale dove arrotondava nei weekend, il Jolly Danze - ricorda -. Era una baleraccia enorme, che occupava i sotterranei di due teatri. Lì conobbi Beppe Grillo, che chiamavamo Giuse. Era il 1970. (...) Lui faceva spettacolo per la campagna elettorale di Alfredo Biondi, l'avvocato liberale", mentre Ricci era "impegnato a sinistra, cantavo nelle manifestazioni contro la guerra in Vietnam". Su Grillo aggiunge: "La politica non gli interessava, però era già un tipo tosto, coraggioso". Quindi un repentino tuffo nel presente: "Crozza è bravissimo, ma a Sanremo si è bloccato perché non è un cabarettista, è un attore. Non ha la corazza di bestiacce tipo Benigni, Fiorello, Bisio. Gente da battaglia". Quindi Ricci ricorda tutte le battaglie televisive combattute al fianco di Grillo. Un lungo excursus dopo il quale si passa alla politica. Il produttore spiega: "Io nutro un sano ribrezzo per i partiti carismatici, ma dobbiamo prendere atto che siamo un Paese ipocrita, mafioso e cattolico che per pigrizza attende il Pupazzo della Provvidenza per risolvere i problemi. Oggi come ieri - chiosa - chi si butta in politica, e basa sul carisma il suo successo, non può fare a meno dell'aberrante qualunquismo". Un riferimento a Beppe Grillo? "E' un provocatore e sono anni che fa politica. (...) La domenica delle elezioni - snocciola un aneddoto - lo chiamai, a urne ancora aperte, e lui mi disse alla virgola i voti che avrebbe preso 25,5%. Ma la vera vittoria di Grillo - spiega Ricci - sarà quando il movimento camminerà con le proprie gambe e lui tornerà a fare il comico. Se ci riuscirà lo scopriremo solo vivendo".

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