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Dalle Bahamas le T-shark

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maglie “griffate” dagli squali

Albina Perri
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 Era il 1975 quando Steven Spielberg portò sul grande schermo ‘lo squalo', lasciando per sempre nell'inconscio popolare, un alone di preoccupazione durante la balneazione  In realtà le statistiche rivelano che è più probabile essere colpiti da un pezzo di aereo caduto dal cielo che essere morsicati da un pescecane. Adesso però il morso dello squalo è diventato un vero ‘must' da indossare tra i più accaniti fashion victim. Non sulla pelle chiaramente, ma sui vestiti. Questa bizzarra novità arriva dal marchio di abbigliamento Oplà, che ha realizzato delle  magliette addentate da squali veri. La cosa incredibile è che le ‘T-shark', griffate Aumakua, non sono realizzate in acquari con squali in cattività, ma sono tutte prodotti singolarmente in mare aperto nell'oceano Atlantico. Ogni capo viene fatto galleggiare a filo d'acqua, arrotolato intorno a un tubo galleggiante sul quale vengono applicate delle esche. Gli squali si buttano sul tubo per cibarsi, imprimendovi un segno indelebile. Ogni maglietta ripescata viene poi lavata e messa ad asciugare al sole. Il tutto è a prova di animalisti: l'operazione, infatti, è compiuta in completa sicurezza per gli animali rifocillati nel loro habitat naturale. La realizzazione è guidata dal Bimini Biological Field Station di Bimini (Bahamas), celebre laboratorio di biologia marina conosciuto in tutto il mondo per la competenza nell'ambito della ricerca comportamentale degli squali.

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