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Repubblica, la lettera di Carlo Verdelli ai lettori: "Partigiani si nasce". Una cannonata contro John Elkann?

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Cacciato, fatto fuori di John Elkann: Carlo Verdelli è stato costretto a lasciare la direzione di Repubblica. Decisione che ha fatto insorgere la redazione, in sciopero: oggi, venerdì 24 aprile, il quotidiano non è in edicola e il sito non viene aggiornato. E il sito si apre con una lettera inviata da Verdelli ai lettori (qui il testo integrale), missiva in cui il direttore usa toni appassionati, in linea con la svolta a super-sinistra che aveva impresso alla sua Repubblica, che poteva piacere oppure no ma che aveva ritrovato una grande identità. E nelle battute finali si legge: "Eugenio Scalfari, nel 1976, ha creato il dna di questa scuola di giornalismo e i pochi direttori che gli sono succeduti, a cominciare da Ezio Mauro e poi da Mario Calabresi, l’hanno fatta crescere, gli hanno aggiunto ingredienti, ne hanno rafforzato l’identità". E ancora, aggiunge Verdelli: "Ho parlato tante volte, durante questo mio viaggio, con Eugenio e Ezio, e molto ho imparato dalla sapienza di entrambi. Soprattutto ho imparato, in un corso accelerato, quale sia l’anima profonda di questo giornale, quanto abbia a che fare con i valori forti della democrazia, dell’indipendenza, della libertà".

 

Infine, il direttore ricorda come "sabato sarà il 25 aprile, la festa sacra e laica della Liberazione. Repubblica la onorerà con un impegno particolare, visto il momento che il Paese sta attraversando. Sarà il nuovo direttore, Maurizio Molinari, a cui va il mio in bocca al lupo, a guidare il giornale in un momento che sarà insieme di memoria e di voglia di rinascita. Lo seguirò da lettore, con l’attaccamento appassionato per un giornale che è qualcosa di più di un giornale, per una comunità di lettori che ne è la ragione prima di esistenza, per una redazione con la quale è stata una fortuna condividere questo viaggio". Ed eccoci alla chiusa scelta da Verdelli: "Partigiani si nasce, e non si smette di esserlo". Ovvio il riferimento al 25 aprile. Ma non è difficile scorgere dietro a queste parole un riferimento anche ad Elkann, un attacco, una rivendicazione dell'ormai ex direttore il quale non è disposto a cambiare le sue idee. A costo di farsi cacciare.

 

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