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Giovanna Botteri, cosa nasconde il caso con Striscia la notizia: quando la Littizzetto faceva la stessa battuta...

Simona Bertuzzi
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I capelli di Giovanna Botteri, corrispondente Rai da Pechino, ci appassionano poco. Siamo più interessati a quel che dirà sulla Cina e sul coronavirus che a dove ricadrà il suo ciuffo brizzolato. Tuttavia la questione è diventata dirimente da quando il telegiornale satirico Striscia la notizia ha preso di mira il look della giornalista ironizzando prima sull'abitino nero, immutabile nei secoli, poi sul capello disordinato e indomito che - canta un suadente Gaber nel servizio in questione - meriterebbe uno shampino.

L'interessata ha replicato piccata, e giustamente, che «sarebbe bello di questi tempi intavolare una discussione vera, anche aggressiva, sul rapporto con l'immagine che le giornaliste hanno o dovrebbero avere. A Pechino sono sintonizzata sulla Bbc», ha detto, «e le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche e marroni, belle e brutte, magre o ciccione e nessuno fiata, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono». La Hunziker, da parte sua, leggera e ironica come la conosciamo e da sempre impegnata nella difesa delle donne, ha voluto puntualizzare che la trasmissione dava conto della fresca messa in piega della Botteri, proprio contro chi le criticava il look dimesso, e che il buon Gerry Scotti invitava la giornalista a non tenere conto delle chiacchiere «ma a continuare il suo lavoro importante».

E francamente poteva finire lì se l'universo mondo - come da copione e non avendo di meglio da fare - non si fosse scagliato contro la trasmissione manifestando affetto, vicinanza e stima alla corrispondente Rai (che peraltro nessuno ha mai messo in discussione) e disappunto contro le critiche «volgari e sessiste». Riccardo Laganà, consigliere Rai: «Noi siamo orgogliosi di Giovanna Botteri, il body shaming (la pratica di irridere una persona per il suo aspetto, ndr) è indegno e inaccettabile». Fabrizio Salini, ad della Rai: «È tra le giornaliste più stimate e apprezzate del mondo, la Rai è dalla sua parte».
Persino l'Ordine dei giornalisti è intervenuto indignato.

Mentre il Pd - non ce ne voglia la Boldrini se non indugiamo sulla sua battaglia contro i soliti clichè - si è svegliato dal suo torpore (o era una quarantena anomala?) per accusare la campagna di odio in atto contro la corrispondente. Da parte nostra pensiamo che abbia ragione da vendere la Botteri quando sostiene che una giornalista, sia che presti il volto alla tv sia che scriva per la carta stampata, non debba avere il capello perfetto e il corpo da miss muretto ma debba essere seria e competente. E lei, che è stata inviata in Bosnia, Sudafrica, Afghanistan e poi corrispondente da New York e dalla Cina, ha tutte le carte in regola per il ruolo che occupa e non sarà certo un maglioncino senza appeal o una tintura mal riuscita a metterla in discussione.

D'altra parte Striscia è un programma satirico e in quanto tale ogni tanto indugia e talvolta scivola (come in questo caso) su aspetti e costumi delle persone - e una pettinatura e un vestito un po' demodé pare lo siano - che attengono alle scelte personali e non devono prestare il fianco a commenti irriverenti. Quel che non comprendiamo tuttavia è la miopia di certi commentatori da salotto, distratti e partigiani. Processano Striscia ma si scordano della Littizzetto. Eppure il nodo è sempre quello: i capelli della Botteri.

 

 

Era il 9 marzo 2020, la pandemia ci esplodeva in mano, le trasmissioni erano un rincorrersi di voci allarmanti e titoli spaventosi. E Lucianina sotto un cappellino di lana da chalet di montagna (oddio, adesso ci attaccheranno per questo) e in collegamento con Fazio a Che tempo che fa, prendeva per i fondelli la chioma della Botteri: «mi piacerebbe che dicessero che si può fare qualcosa per i suoi capelli. Sono sempre più verdi. Ha una roba fosforescente come le Madonne con l'acqua benedetta. E' l'alone del virus?».

Pare che nessuno però sia intervenuto per dire che, insomma, non era il caso di spezzare il capello in 4 (nel vero senso della parola) alla giornalista, o per infilare un tassello indignato sotto la sedia di Fazio che, aperta parentesi, non fa un tg satirico ma un programma di informazione. Hanno riso tutti e chi non ha riso, perché la battuta era poco divertente, ha cambiato canale. E poi scusate. I giornalisti di destra sono da sempre nel mirino della satira e raramente hanno qualcuno che intervenga a loro favore. «Mi becco la presa per il culo e rido come molti spettatori», dice il direttore Vittorio Feltri imitato da Crozza.
Forse, se lo stesso tono leggero si applicasse ai capelli della Botteri, saremmo qui a discutere d'altro. Però ecco, bisognerebbe esserne capaci.

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