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Papa Francesco, nell'enciclica una lode "agghiacciante": legittima la sottomissione all'Islam

Gianluca Veneziani
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Deve aver sbagliato a dare titolo all'enciclica, Papa Francesco. Anziché «Fratelli tutti», avrebbe dovuto chiamarla «Fratelli Musulmani». Il documento papale pubblicato ieri pareva evocare nel nome la fratellanza con gli elementi della Natura, alludendo a «Fratello Sole, Sorella Luna»; oppure riscattare in positivo la fraternità tradita dai due primi fratelli nel racconto biblico, Caino e Abele; o addirittura celebrare una fraternità comunitaria in chiave patriottica, la stessa cui si inneggia in «Fratelli d'Italia». Macché, non c'era da illudersi. La fratellanza, nel testo vergato dal Papa, viene intesa nel senso giacobino della fraternité, per cui Fratelli diventa sinonimo di Compagni, al punto che il pontefice giunge a definire «non intoccabile il diritto alla proprietà privata». E ancora, viene declinata nel senso della «responsabilità fraterna» verso i migranti. Ma soprattutto, ed è ciò che più inquieta, la fraternità è interpretata dal Papa come legame, non paritario ma subalterno, con gli islamici. Non era mai accaduto finora nella storia della Chiesa che un Papa riconoscesse come sua primaria fonte di ispirazione per un'enciclica una delle massime autorità spirituali musulmane, il Grande imam di al-Azhar.

IL POVERELLO DI ASSISI
«In questo caso», scrive Francesco, «mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato per ricordare che Dio "ha creato tutti gli esseri umani uguali, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro". Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento che abbiamo firmato insieme». Al-Tayyeb, lo ricordiamo, è quell'imam che aveva rotto con Papa Benedetto XVI, dopo che questi aveva osato condannare la persecuzione dei cristiani in Egitto; ed è quello stesso imam che ha manifestato più volte posizioni antisemite, accusando gli ebrei di praticare l'usura, indicendo manifestazioni contro la «giudaizzazione» di Gerusalemme e appoggiando gli attentati suicidi in Palestina contro i «nemici di Allah»; ed è ancora quell'imam che aveva invitato i mariti a «picchiare le mogli disobbedienti», anche se solo con lievi «bacchettate».

 

 

Ma, a prescindere da questo, il dramma è la china presa dal papato di Francesco: la sua prima enciclica, Lumen fidei, era stata realizzata a quattro mani con Ratzinger, già autore del celebre discorso di Ratisbona, durissimo contro l'islam. Quest' ultima è stata invece, di fatto, co-firmata da un imam. Il passaggio più agghiacciante del testo è quello in cui Bergoglio addirittura legittima e loda la sottomissione cristiana all'islam. Francesco cita il suo omonimo, il santo di Assisi, in visita al sultano Malik-al-Kamil in Egitto. E sostiene, citando la Regola non bollata, che «San Francesco andò a incontrare il Sultano col medesimo atteggiamento che esigeva dai suoi discepoli: che, senza negare la propria identità, trovandosi "tra i saraceni o altri infedeli , non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio"». Il problema è l'interpretazione che ne dà Bergoglio.

Per il Papa è sorprendente come «ottocento anni fa, Francesco raccomandasse di evitare ogni forma di aggressione o contesa e anche di vivere un'umile e fraterna "sottomissione", pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede». Avete letto bene: per Bergoglio il messaggio del santo di Assisi era un invito alla «sottomissione» nei confronti degli islamici. Nulla di più lontano dal vero. Innanzitutto il Papa omette di citare il passaggio seguente della Regola non bollata in cui si dice che «un altro modo» di essere frati è che essi «annuncino la parola di Dio, affinché quelli (gli islamici, ndr) credano in Dio onnipotente e diventino cristiani». E soprattutto Bergoglio dimentica che lo scopo del viaggio di San Francesco era predicare il Vangelo e convertire il Sultano, anche a costo del proprio martirio. Come ricordava san Bonaventura, biografo del poverello di Assisi, per san Francesco «i cristiani giustamente attaccano voi (i musulmani, ndr) e la terra che avete occupato». Ma, in nome dell'asservimento all'islam, è possibile rovesciare anche il senso del dettato francescano. Fratelli tutti, sottomettevi alla Sorella Mezzaluna. E ora chiamatelo Papa-Imam Francesco.

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