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Mario Monti, "forse avete sbagliato". Coronavirus, l'impensabile telefonata ricevuta dal Loden: ad agosto...

Gianluca Veneziani
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«Pronto, casa Monti? Siamo dell'Oms...». «Scusate, avete sbagliato numero». Avrà risposto così il professor Mario Monti, tristemente noto per essere stato premier, quel giorno di agosto in cui ha ricevuto una chiamata dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che gli chiedeva di presiedere una commissione sulla salute. Che ci azzeccava lui, economista e presidente della Bocconi, a guidare un gruppo di esperti che doveva occuparsi di sanità? Era un po' come mettere, che so, l'infettivologo Massimo Galli a presiedere la Bce (ma non escludiamo che un giorno accada). Infatti l'ex premier era rimasto stranito, al punto da rispondere, come aveva ammesso nella trasmissione L'aria che tira: «Forse avete sbagliato Monti...». E invece no, cercavano proprio lui, perché lo scopo ambiziosissimo era mettere su una commissione interdisciplinare che si occupasse di tutto lo scibile, dalla salute all'economia, al fine di «ripensare le priorità e le politiche da attuare alla luce della pandemia».

 

 

Per rendere più chiaro l'intento, l'avevano chiamata con un nome altisonante, Commissione paneuropea sulla salute e lo sviluppo sostenibile (era dagli anni Venti del '900 che non si sentiva quel termine, «paneuropea»). Per dirla in altri termini, obiettivo della commissione era quello di «trarre lezioni dal modo in cui i sistemi sanitari dei diversi Paesi hanno risposto alla pandemia», «fare raccomandazioni sugli investimenti e le riforme per migliorare la resilienza dei sistemi di assistenza sanitaria e sociale» e «creare consenso su queste raccomandazioni», onde riconoscere la salute come priorità nell'agenda politica. Letta così, pareva solo una supercazzola. Come confermava pure Monti, citando altri propositi fumosi della commissione: «Chiedersi che conseguenze avrà la pandemia sullo sviluppo dell'economia», «curare meglio il sistema sanitario», «favorire una riflessione sulle relazioni che riguardano la salute e lo sviluppo sostenibile. E anche il cambiamento climatico». Massì, un bel fritto misto agevolato dal fatto che, nella squadra, erano stati messi assieme capre e cavoli: esperti di medicina, operatori nell'assistenza sociale, economisti, ex capi di Stato e di governo. A tutto ciò si sommava una facile obiezione: ma alla guida di un organismo che vorrebbe potenziare il sistema della salute mettete uno che la sanità, in Italia, l'ha falcidiata a colpi di tagli miliardari?

 

 

LE TAPPE
Le preoccupazioni tuttavia erano destinate a mostrarsi infondate perché quella commissione, lungi dal fare danni, ha preferito non fare niente. Istituita cinque mesi fa, ha prodotto solo un paio di riunioni, un elenco di buoni propositi e uno scambio di convenevoli tra i commissari. Il 26 agosto, al primo incontro, Monti ha messo le mani avanti, facendo capire come il piano della commissione, rispetto a quello degli Stati, fosse «più ampio, più a lungo termine, più olistico». Tradotto: non avrebbe prodotto mezzo risultato utile e immediato nemmeno per sogno. Dopo due mesi di serratissimo lavoro (come no!), gli illustri membri della Commissione si sono rivisti il 27 ottobre allo scopo di «condividere i maggiori temi e la roadmap». In realtà non si è fatto altro che ribadire gli obiettivi già fissati, con l'aggiunta di istituire una commissione nella commissione, il cosiddetto Comitato consultivo scientifico, di cui si sentiva gran bisogno. Ma, in sostanza, la riunione è servita solo a dare appuntamento a un'ennesima (e inutile) riunione che si sarebbe dovuta tenere a dicembre e che poi non si è mai svolta. Tanto da far dubitare che si raggiungano mai i risultati definitivi dei lavori, da rendere noti a settembre 2021. Vista l'inconcludenza, suggeriamo all'Oms di nominare, al fianco di Monti, Domenico Arcuri che, tra mascherine, vaccini e banchi a rotelle, sicuramente troverà un'oretta per dedicarsi pure alla fondamentale Commissione paneuropea su sviluppo sostenibile, frizzi, lazzi e mazzi, più varie ed eventuali. 

 

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