Toccare il fondo

Giorgia Meloni, la durissima replica dell'avvocato a Selvaggia Lucarelli: "Miserabile che specula sul mancato aborto della madre"

Botta e risposta tra Selvaggia Lucarelli e l'avvocato di Giorgia Meloni. Al centro il libro appena pubblicato dalla leader di Fratelli d'Italia, dal titolo Io sono Giorgia. All'interno - aveva precisato la sua autrice - un'autobiografia, nulla di più. Ed è proprio questo che non convince la giornalista. "C’è qualcosa che non torna nel libro di Giorgia Meloni: racconta della madre che nel ‘76 aspetta lei e va ad abortire, fa gli esami in clinica e cambia idea. Solo che nel ‘76, Giorgia, l’aborto era illegale", ha scritto su Twitter la Lucarelli ipotizzando che la Meloni possa aver mentito "infiocchettando un racconto e dunque questo è un romanzo e non una biografia".

 

 

A stretto giro la replica del legale della numero uno di FdI, Sara Kelany, iscritta a Fratelli d'Italia: "Notizia falsa, speculazione strappalacrime. Così la Lucarelli tenta, con fare miserabile, di trovare la falla nel libro della Meloni". La risposta, giunta attraverso un articolo su La voce del patriota, ripercorre il passato e le sue leggi. Per la Kelany infatti l'aborto non è più reato dal febbraio del 1975. La Corte Costituzionale, con la sentenza 27/1975, "aveva espressamente sancito che non potessero andare incontro a conseguenze penali coloro che procuravano l'aborto e le donne che vi consentivano". Stando alla consulta sarebbe stato parzialmente incostituzionale l'articolo 546 c.p., nella parte in cui puniva chi cagionava l'aborto di donna consenziente anche qualora fosse stata accertata la pericolosità della gravidanza per il benessere fisico o per l'equilibrio psichico della gestante: "Dopo questa sentenza che depenalizza l’aborto e lo rende una pratica legale, arriva la legge 194 del 1978, che regolamenta l'interruzione di gravidanza, ne disciplina i contorni e riempie il vuoto normativo che con la sentenza del 1975 nell'ordinamento si era venuto a creare".

 

 

Rovistando nel passato, la Kelany ha preso la palla al balzo per commentare la polemica sollevata dalla giornalista definendola "una cosa miserevole". "Ancora una volta - scrive - pur di rovistare nel torbido consenso del web come un accattone nei cassonetti, si è speculato sui sentimenti più profondi, spettegolando come volgari viperette di rione su fatti che hanno oggettivamente una poderosa portata emotiva per chi li vive e ne scrive".