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Massimo Giletti sulle minacce subite dalla mafia: "Lasciato solo da tanti colleghi"

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Massimo Giletti si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Il conduttore di Non è l'Arena, il programma in onda su La7 tutte le domeniche, ha dovuto fare i conti con le minacce dopo le sue inchieste sulla mafia. Un fattaccio che gli ha senz'altro cambiato la vita, come spiega interpellato da Sette sul Corriere della Sera: "Sono stato lasciato solo da tanti colleghi. Se questa battaglia contro i boss, nel periodo del Covid, l’avessimo fatta in tanti non sarei entrato nel mirino di Cosa nostra". Nonostante l'amarezza, il conduttore si dice soddisfatto dei suoi successi e della capacità del suo programma di scovare la verità, anche se scomoda.

 

 

L'unico motivo di delusione? La chiusura di Non è l'Arena su Rai1 che però ha subito visto l'accoglienza di La7: "Chi fa numeri importanti è oggetto di attenzioni. Ma io scelgo sempre con il cuore. Non potrò mai dimenticare che il giorno in cui stavo seppellendo mio padre, nel gennaio 2020, mi sono sentito abbracciare alle spalle. Mi sono girato e c’era il mio editore, Urbano Cairo".

 

 

Intanto Giletti è pronto ad accaparrarsi nuovi spazi, come quello di giovedì 10 giugno quando su La7 andrà in onda uno speciale dal titolo "Abbattiamoli". Si tratta di un’inchiesta in forma di reportage, che Massimo Giletti ha fatto in prima persona: "È un racconto dove torno alle origini, un cronista che gira per strada". Al centro la Sicilia che lo stesso conduttore ha girato in lungo e in largo con lo scopo di rompere il silenzio e l'omertà.

 

 

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