Enrico Letta "no-vox": visita l'ateneo di Tomaso Montanari? Un vergognoso silenzio sulle foibe
È in tour elettorale il segretario del Pd, Enrico Letta, in quel di Siena, città che insieme ad Arezzo compone il collegio in cui è candidato alle elezioni suppletive. Nella spasmodica ricerca di un seggio, Letta ha stilato una lista di personalità, associazioni di categoria e Rsa di alcune aziende da incontrare su un territorio storicamente rosso ma per lui, pisano, un pochino ostile. Almeno in termini di campanilismo. La sua strategia elettorale, comunque, è quella ben nota degli esponenti del Partito democratico degli ultimi anni: parlare con tutti senza dire mai nulla.
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IL GIORNO DEL RICORDO
Come accaduto ieri mattina durante il suo incontro con il rettore uscente dell'Università per Stranieri, Pietro Cataldi. All'uscita, nessuna dichiarazione sul caso della settimana, quello del professor Tomaso Montanari, che di quell'Ateneo sarà rettore a partire dal prossimo mese. Montanari è da alcuni giorni accusato di minimizzare le foibe, a seguito di un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano in cui in sostanza poneva l'accento sulla «decontestualizzazione, amplificazione, falsa e strumentale parificazione alla Shoah» da parte di quella che identifica come la «narrazione neofascista impostasi nella costruzione della Giornata del Ricordo». Insomma, per Montanari è normale sostenere che il 10 febbraio, giornata di commemorazione degli eccidi antitaliani sul Confine Orientale, stabilita per legge nel 2004 da un noto e pericoloso "neofascista" come il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, sarebbe da cancellare. Letta, che nei giorni scorsi ha recitato la parte dell'uomo delle istituzioni incontrando il sindaco (di centrodestra) di Siena Luigi De Mossi in nome di un «dialogo doveroso per chi si candida a rappresentare una città e un territorio in Parlamento», deve aver pensato che tutto ciò non costituisca nemmeno un tema politico. Che non sia importante che un rettore di un'Università si esprima così su una tragedia come quella delle foibe. Anche di fronte a chi quello stesso ruolo lo ricopre proprio in questo momento.
L'AVVERSARIO
Per Tommaso Marrocchesi Marzi, candidato proprio contro Enrico Letta nello schieramento di centrodestra, rientra tutto nel copione che definisce "no-vox" del suo dirimpettaio: «Innanzitutto mi faccia dire che la visione di Montanari è fradicia di ideologia», dice a Libero. «Per questo signore è evidente che esistano dei morti di serie A e dei morti di serie B, stabiliti solo in base alla contabilità e allo schieramento. Questo approccio culturale non mi rappresenta, non mi ci riconosco e non appartiene al mio sentire civico». Poi, su Letta, aggiunge: «Non comprendo come l'ectoplasma Letta non pensi sia il caso di prendere una posizione, lui che si definisce inclusivo. Mi permetta il gioco di parole: per questi signori il problema è proprio che questo non sia un problema. Sono maestri in quest' arte di non dire mai nulla di concreto sulle questioni reali e impellenti ed è lo stesso approccio che riservano alle infrastrutture, alla banca Mps, a tutti i problemi del territorio che intenderebbero rappresentare». Più evasiva, invece, la posizione del rettore Cataldi, che alla domanda di Libero sulla visita di Letta e il tema foibe si limita a rispondere: «È stato un incontro formale di cortesia, come con altre figure istituzionali della città». Che se non è nascondere la polvere sotto al tappeto si avvicina molto.
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