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L'aria che tira, Walter Ricciardi sui ricoveri: "Ictus o Covid, che differenza fa?". Frase sconcertante, in che mani siamo?

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"Non vanno occultati parametri e indicatori importanti dal 'cruscotto della pandemia', questa è la strada che il Cts e il ministero seguiranno": Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all'Università Cattolica, è intervenuto a L'Aria che tira su La7, commentando soprattutto la richiesta delle Regioni di non conteggiare i positivi asintomatici nel totale dei ricoveri. A tal proposito, Ricciardi ha detto: "Solo chi lavora in ospedale in questo momento si rende conto della drammaticità di questa situazione".

 

 

 

Il professore, quindi, ha raccontato un episodio che lo ha riguardato da vicino: "Ieri mi hanno chiamato perché c'era un paziente di 90 anni con un ictus positivo al Covid. Stava in un pronto soccorso di un grande ospedale romano. Ed era bloccato lì perché non poteva essere trasferito in un reparto normale. Gli ospedali oggi si trovano ad affrontare questi casi". Di qui un interrogativo piuttosto anomalo: "Che differenza fa - dal punto di vista organizzativo per un ospedale - se un paziente ha l'ictus o il Covid?". A suo dire, quindi, i ricoveri potrebbero essere messi tutti sullo stesso piano, di qualunque tipo essi siano, così da consentire alle persone di ricevere le cure giuste. Il punto è che la differenza la fa il fatto che è necessario distinguere tra ricoveri Covid effettivi e positivi in seguito al ricovero per altre patologie, in modo di avere indicatori più precisi sull'andamento della pandemia. Ma, evidentemente, per Ricciardi non è così.

 

 

 

Il dramma, spiega il consulente del ministero, è che "tutti i reparti in questo momento sono pieni, l'organico medico oggi è mediamente inferiore del 30%. Se noi dovessimo adeguare il numero di infermieri a quelli che attualmente ne ha la Germania dovremmo assumerne 53mila".  E anche sul fatto che "tutti i reparti sono pieni", in verità, c'è qualcosa da eccepire: i tassi di occupazione, diffusi quotidianamente insieme al bollettino, stanno lì a dimostrare il contrario.

 

 

 

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