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Giuliano Ferrara, il ritratto di Filippo Facci: cari dementi digitali, vi spiego chi è questo gigante del giornalismo

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Filippo Facci
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Giuliano Ferrara, che ha settant'anni da due settimane, è stato male: giovedì sera ha avuto un infarto e se l'è vista brutta, ma ora la sua situazione è stabilizzata e non c'è motivo di temere che peggiori. Era nel suo casolare nelle campagne di Scansano- in Maremma, provincia di Grosseto, dove lui vive con la moglie Selma e hanno un'azienda agricola- e verso le 23 ha cominciato ad accusare il malore senza un motivo apparente, senza quell'intensa emozione che il luogo comune porta spesso ad associare all'infarto del miocardio: in ogni caso è riuscito ad allertare l'amico di una vita, Andrea Marcenaro, che vive lì vicino, il quale ha chiamato un'ambulanza - ce n'era una in zona, per fortuna - e insieme ci sono saliti sino a giungere all'ospedale Misericordia di Grosseto in circa mezz'ora. Ferrara è stato messo immediatamente in terapia intensiva - o rianimazione cardiologica, per dirla alla vecchia maniera- senza mai levargli il respiratore: aveva il respiro corto e questo autorizzava a pensare che un edema polmonare - tipica conseguenza dell'infarto - stesse complicando le cose. Nella notte gli hanno praticato un'angioplastica (sorta di palloncino che viene iniettato e poi gonfiato per ripristinare il diametro di un vaso sanguigno ostruito) e sino a ieri pomeriggio il quadro generale, e la scarsità di informazioni, hanno autorizzato qualche testata online a scrivere che il caso fosse «gravissimo», mentre invece sta migliorando progressivamente sino a stabilizzarsi: già dopopranzo gli avevano tolto il respiratore e lui faceva tranquillamente da solo, insomma era tra noi, cosciente.

 

 

 

A cercare le cause di un infarto si rischia di avvitarsi in girandole senza fine: si sa che Giuliano Ferrara di recente era stato dal dentista, e che in previsione di questo aveva smesso di assumere un classico anticoagulante che serve a fluidificare il sangue per esempio negli ipertesi (il più noto è la cardioapirina) ma questo, nel caso, non significa niente: a sentire i cardiologi in generale, essere vivi è già un buon motivo di predisposizione all'infarto, che talvolta colpisce senza preavviso anche chi pratichi il più salubre degli stili di vita. Poi è noto che, dotazioni genetiche a parte, ci sono delle predisposizioni che pare non aiutino: tra questi il solito fumare (la nicotina è un vasocostrittore), l'avere il diabete, la pressione alta, un eccesso di lipidi (colesterolo, trigliceridi) e infine una condizione di sovrappeso. Il rispetto della privacy impedisce di valutare se Giuliano Ferrara abbia qualche predisposizione in tal senso. Lo spazio residuo dell'articolo, detto questo, pone lo scrivente di fronte a un bivio: da una parte metterla su un piano personale, essendo lo scrivente molto affettivamente legato a Giuliano Ferrara; dall'altra, prodigarsi più professionalmente nel cercar di spiegare chi sia Giuliano Ferrara anche a chi ieri su internet - lo si rilevava nel cercare aggiornamenti sulla sua condizione - si chiedeva per esempio «chi è Giuliano Ferrara?», «che mestiere fa Giuliano Ferrara?», «perché è sparito Giuliano Ferrara?» e altri quesiti da tredicenni o analfabeti non solo funzionali. Qui si sceglie, ovviamente, la seconda strada, perché per quella personale c'è tutto il tempo del mondo. Pronti via: Giuliano Ferrara è una vera e propria istituzione nel campo del giornalismo, tipicamente amato oppure odiato, sempre rispettato da tutti per l'eloquio impeccabile, la capacità di sintesi, la veemenza passionale e l'assenza di ipocrisia delle sue posizioni, che ovviamente possono piacere oppure no.

 

 

 

BRETELLE ROSSE

È stato un politico comunista che aderì al movimento studentesco e fece attività politica nel Pci sinché mollò tutto per studiare per due o tre anni, e, pur necessitando di un lavoro, si dedicò invece al giornalismo collaborando anche al Corriere della sera con la rubrica «Bretelle rosse» e simpatizzando in seguito per Bettino Craxi (ricambiato) che gli diede una spintarella televisiva di cui poi non ebbe più bisogno e inventandosi talkshow spettacolari e provocatori (Linea rovente nel 1987; Il testimone nel 1988) prima di anticipare i concetti di tv spazzatura (Il gatto, 1989) e di processi televisivi (L'istruttoria, 1991) passando infine alle tv di Berlusconi per un pacco di soldi e poi (abbiamo dimenticato la parentesi in Europarlamento per il Psi) smettendo per un po' con la tv per aderire a Forza Italia e fare il ministro per i rapporti col Parlamento nel governo Berlusconi, mischiando l'aplomb del diplomatico a vaghe posture da rottweiler (anche se il molossoide non è il suo genere di cane). Nel 1996 fondò l'amatissimo quotidiano Il Foglio, apprezzato un po' da tutti per la formula innovativa (sprezzante dei lettori in termini quantitativi) che vendette poche copie ma per un certo periodo ebbe uno status elevato soprattutto in certi ambienti politici e intellettuali e giornalistici: indipendente come nessuno, guascone ma serio, un po' rive gauche con venature di destra, comunque arciconvinto della superiorità collettiva dei suoi elzeviristi vecchi e nuovi (soprattutto ex eretici di sinistra) che brillavano alla corte del Re Sole, cioè lui. Partecipò con passione al dibattito sullo scontro di civiltà seguito all'11 settembre 2001, si inventò la trasmissione «8 e mezzo» su La7 prima di lasciarla degradare (stiamo volutamente omettendo la sua sbandata da «ateo devoto» che lo portò a fondare la lista «Aborto? No grazie», che non superò la soglia di sbarramento alle elezioni) dopodiché si allontanò da ogni visibilità mediatica con diretta proporzionalità con quanto l'ormai antiquato concetto di «politica» intesa come legibus soluta fosse ormai stata sostituita dalle macerie, dai tecnocrati e dai personaggetti che sono sotto gli occhi di tutti. Ha ancora un sacco di cose da dire, e talvolta le dice e le scrive, basterebbe leggerle: ma sovente sono più lunghe di cinque righe e sul web magari non si trovano, allora il neo-demente figlio dell'antipolitica ecco che pone la domanda: «Chi è Giuliano Ferrara?». 

 

 

 

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